Il 2020 sarà un anno importantissimo dal punto di vista tecnologico, dal momento che finalmente dopo anni di attesa il 5G è in via di attivazione in Italia – quasi in contemporanea con i Paesi leader in questa tecnologia nel resto del mondo.

La rivoluzione determinata dalla nuova rete sovrasterà qualsiasi altra introduzione o innovazione digitale, perché andrà a costituire la base su cui si innesteranno moltissime novità dal mondo della telefonia, dell’home entertainment, dell’automotive, del servizio pubblico ai cittadini e ai turisti.

Per sostenere la portata di una tale trasformazione, però, appare inevitabile un mastodontico investimento di risorse: umane, informatiche ed infrastrutturali. Ed è proprio questo a lasciare perplessi gli utenti, che saranno poi i fruitori finali – ma non gli unici – delle nuove potenzialità di questa rete. I costi per il mantenimento energetico del servizio, infatti, saranno notevoli.

5G: rivoluzione tecnologica o buco nero?

Per quanto risulti lampante che non si possa arrestare un simile processo di sviluppo tecnologico, è altrettanto lecito ragionare sugli investimenti energetici e strutturali che saranno profusi per il sostentamento di questa connessione.

Si stima che entro il 2022 saranno connessi al 5G oltre 28 miliardi di dispositivi al mondo, quattro volte l’attuale popolazione umana presente sulla faccia della terra. E questo comporterà altresì l’esigenza di installare celle per la diffusione del segnale molto più piccole rispetto a quelle utilizzate per il 4G. Non solo: esse dovranno essere anche in numero maggiore, per garantire una copertura capillare del territorio.

A fronte di questa esigenza fondamentale, gli esperti prevedono che i consumi energetici della rete aumentino, entro il 2026 – anno della possibile stabilizzazione nell’espansione della rete – fino al 170%. Il che vuol dire un consumo energetico pari a quasi due volte quello attuale.

Questa prospettiva potrebbe apparire meno allarmante pensando alle strategie green che – si spera – verranno messe in atto nel prossimo decennio per rifornire le celle con energia derivante da fonti rinnovabili.

Altre soluzioni potrebbero riguardare delle impostazioni intrinseche nelle celle, che consentirebbero il loro spegnimento laddove nessuno fosse connesso (altresì definita modalità “Sleep”).

A questo si aggiunge lo sviluppo dell’Edge Computing, una tecnologia che permetterebbe agli stessi dispositivi, che siano smartphone, tablet o computer, di provvedere all’elaborazione dei dati autonomamente anziché trasmetterli al Data Center, accelerando non di poco il flusso di dati, diminuendo i tempi di latenza, garantendo un processo di trasmissione meno complesso. Il tutto contribuirebbe a ridurre il consumo energetico.

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