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Dopo gli incidenti aerei in Indonesia ed Etiopia, la vendita di Boeing 737 Max ha subito una forte battuta d’arresto.

Non solo per la mancanza di acquirenti disposti a rischiare che anche altri modelli presentino le stesse problematiche di quelli difettosi. Si tratta infatti dell’attuale assenza di una certificazione che possa permettere a questi velivoli di riprendere servizio.

Dal momento che questo lasciapassare tarda a giungere, l’azienda ha deciso di bloccare la produzione di nuovi aerei della stessa tipologia. L’intento sembrerebbe quello di “smaltire” i velivoli attualmente in magazzino, che sono più di 400, prima di continuare a produrne di nuovi.

Boeing 737 Max: bloccata la produzione, la società licenzia il CEO

A completare un quadro già piuttosto dinamico e complicato di suo, giunge notizia che il presidente nonché CEO di Boeing, Denis Muilenburg, abbia rassegnato le dimissioni “per riportare fiducia nella società”, queste le sue parole.

Al suo posto, a partire dal 13 gennaio 2020, il colosso dell’aviazione ha scelto David Calhoun, che sembra esprimersi in maniera estremamente positiva sul futuro della società di aviazione. Anche la borsa sembra apprezzare questa “ventata d’aria fresca”, segnando indici in risalita rispetto al baratro in cui erano finiti negli ultimi mesi dopo i due tragici incidenti.

A distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, infatti, due aerei della serie Boeing 737 Max si sono schiantati al suolo in due momenti diversi del volo, causando la morte di quasi 350 persone tra civili ed equipaggio. Il primo, verificatosi ad ottobre 2018 presso Giacarta, vide l’aereo precipitare dopo poco tempo dal decollo. Il secondo, in Etiopia, si è verificato per problematiche correlate al primo appena sei mesi dopo.

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