A partire da questo mese di Aprile i clienti Wind sono andati incontro ad una rimodulazione unilaterale dei contratti da tempo annunciata.

L’azienda, proprio come le compagnie rivali, è stata costretta a cambiare tutti gli abbonamenti presenti e future eliminando le fatturazioni ogni 28 giorni. In seguito all’applicazione della legge 172/17 sono ritornati in auge i pagamenti ogni 30 giorni: le conseguenze sono ricadute sui clienti.

Wind – anche in questo caso seguendo i passi di TIM e di Vodafone – ha deciso durante le prime settimane dell’anno di non rinunciare all’indotto extra proveniente dalla “tredicesima mensilità”, ora abolita.

Per tale ragione, sin dallo scorso gennaio, il provider ha promosso aumenti dell’8,6% per tutti i contratti proprio a partire da questo aprile.

Il colpo di scena dell’AGCOM

Come molti sapranno, i piani per le telco non sono andati lisci come l’olio. Proprio a cavallo delle nuove modifiche, l’AGCOM è intervenuta intimando a Wind e simili di abolire gli aumenti dell’8,6%.

Con la minaccia di rivalse di stampo economico, si sono verificate interessanti conseguenze. Vodafone, ad esempio, ha deciso di ritirare le modifiche unilaterali.

La risposta di Wind all’AGCOM

Anche Wind è stata costretta ad una mossa, per ora molto più interlocutoria. Gli utenti, dal prossimo maggio, anziché avere un aumento dell’8,6%, dovranno pagare “solo” l’8,3% in più rispetto ai precedenti rinnovi.

I pagamenti effettuati in questo mese di aprile saranno rimborsati con credito extra dal prossimo maggio. Per ora si tratta solo di pochi centesimi, in attesa di scoprire se l’AGCOM si farà bastare questo sconto

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