Con le elezioni europee alle porte, l'UE mostra i denti a Meta e al suo lassismo nei confronti delle fake news
Con le elezioni europee alle porte, l’UE mostra i denti a Meta e al suo lassismo nei confronti delle fake news

L’Unione Europea sta puntando il dito contro Meta, l’azienda madre di Facebook e Instagram, accusandola di non fare abbastanza per combattere la disinformazione russa sui suoi social. E questo accade proprio mentre ci avviciniamo alle elezioni del Parlamento europeo, fissate per l’8 e il 9 giugno. Sembra che l’UE abbia dei dubbi sulla moderazione delle due piattaforme: pare che Meta non stia prendendo abbastanza sul serio il problema delle fake news.

 

Una nuova legge che va rispettata

Gli ufficiali dell’UE sono preoccupati perché pensano che Meta abbia reso difficile per gli utenti segnalare contenuti illegali. Questo non va giù all’Unione Europea, soprattutto ora che c’è una legge apposita, il Digital Services Act (DSA), che è entrata in vigore a febbraio e che punta proprio a impedire le attività illegali online e a fermare la diffusione di notizie false. Se Meta verrà beccata a infrangere questa legge, potrebbe vedersi infliggere multe fino al 6% del suo fatturato annuo globale.

Non sappiamo ancora quando finiranno le indagini, ma molto dipenderà da quanto Meta deciderà di collaborare con le autorità europee. Al momento, Mark Zuckerberg e la sua squadra hanno detto che sono pronti a cooperare, ma il tempo ci dirà se terranno fede alla promessa.

 

Meta nel mirino dell’UE

Ma c’è di più: la Commissione Europea ha deciso di passare alle azioni concrete e ha iniziato ufficialmente a investigare Meta per capire se ha infranto il DSA. In particolare, vogliono capire se le politiche e le pratiche dell’azienda riguardo alla pubblicità ingannevole e ai contenuti politici sono in linea con la legge.

C’è anche il problema della mancanza di un vero e proprio strumento di dibattito civico e monitoraggio elettorale in tempo reale prima delle elezioni europee. Meta ha chiuso il suo strumento CrowdTangle senza fornire un’alternativa adeguata, e questo ha fatto insorgere l’UE.

Sembrerebbe proprio, insomma, che Meta abbia un bel po’ di spiegazioni da dare. Ma mentre l’UE continua a scavare, non possiamo fare a meno di chiederci quali saranno le conseguenze di tutto questo sul futuro dei social media e sulla nostra lotta contro la disinformazione online.

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