Sonda Voyager 1: ritorno alle comunicazioni dallo spazio

La leggendaria sonda spaziale Voyager 1, dopo un periodo di comportamento irregolare, sembra finalmente recuperare la sua consueta affidabilità, grazie agli sforzi degli ingegneri. Lanciata nel lontano 1977, questa pioniera dell’esplorazione dello spazio ha ripreso a trasmettere dati coerenti dopo un periodo di tre mesi in cui ha inviato informazioni prive di senso ai controllori di missione.

La sonda spaziale Voyager 1 è una delle prime esploratrici del sistema solare esterno tuttora in attività, anche se credevamo ormai avrebbe raggiunto l’eliopausa. Nel tentativo di risolvere il malfunzionamento dei dati, il team di Voyager ha inviato un comando chiamato “poke” al Sistema di Dati di Volo (FDS) della sonda. Tale aveva come scopo il far eseguire alla sonda sequenze software alternative al fine di aggirare il problema che aveva compromesso la trasmissione dei dati.

Una veterana in giro per lo spazio

Il 3 marzo, il team ha notato un cambiamento nei dati trasmessi dalla sonda, che erano diventati illeggibili dal mese di dicembre. Grazie all’intervento di un ingegnere della Rete di Spazio Profondo (DSN), hanno decodificato i dati e hanno che essi contenevano un dump di memoria completo del FDS. La lettura della memoria del FDS includeva codice, variabili e dati scientifici e ingegneristici e ha permesso una migliore comprensione delle problematiche di base.

I dati trasmessi non sono stati esattamente quelli attesi, ma comunque la dottoressa Suzanne Dodd, responsabile del progetto Voyager Interstellar Mission, ha dichiarato che mostravano almeno parzialmente il funzionamento del FDS. Il lavoro per risolvere questo problema è in corso. Il prossimo step consiste nello studio del dump di memoria e nel confronto con i dati precedenti al malfunzionamento. Il lavoro degli ingegneri non è rose e fiori. Devono ora affrontare diverse problematiche, tra cui l ritardo temporale nelle comunicazioni con la sonda nello spazio.

Un comando inviato dalla Terra richiede circa 22,5 ore per raggiungere Voyager 1, con altri 22,5 ore necessari per ricevere una risposta, il ché comprende un maggior tempo del processo di risoluzione. Purtroppo, dopo tanti anni, gli ingegneri hanno lavorato sul progetto originale non sono più disponibili e il team attuale deve fare affidamento su documenti vecchi di decenni. Una passeggiata insomma. Anche considerando tutte queste sfide da superare, gli ingegneri al JPL (NASA Jet Propulsion Laboratory) sono determinati a far funzionare di nuovo le comunicazioni con la Voyager 1. Ci riusciranno?

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