TikTok e i social Network: una vetrina insospettabile per le mafie

Il dibattito sulla sicurezza e l’etica dei social network ha preso una svolta significativa con le recenti dichiarazioni del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, riguardo a TikTok e ad altre piattaforme online. Secondo Gratteri, queste piattaforme sono diventate una vetrina per le mafie, un mezzo attraverso il quale esibire uno stile di vita lussuoso e allettante, con il chiaro intento di influenzare e reclutare giovani vulnerabili.

L’allarme lanciato da Gratteri ha scosso l’opinione pubblica, portando all’attenzione la crescente preoccupazione per il ruolo dei social network nell’incitare comportamenti illegali e criminali. Per il procuratore, TikTok, tra tutti, è diventato un terreno fertile per chi usa la piattaforma per promuovere un’immagine di sé stesso come modello da seguire.

Come fanno le mafie a sfruttare i social: la tattica

La tattica utilizzata dalle mafie su TikTok e altri social network è sottile ma pericolosa. Attraverso video che mostrano ricchezza e potere, i criminali cercano di attrarre i giovani impressionabili, offrendo loro un’illusione di status e successo. Gratteri avverte che questa rappresentazione idealizzata della vita criminale può esercitare un forte effetto di emulazione sui giovani, inducendoli a credere che il crimine sia un percorso accettabile per il successo.

Ciò che rende questa situazione particolarmente preoccupante è il cambiamento nel modus operandi delle mafie. In passato le attività criminali erano per lo più svolte in clandestinità, ora i mafiosi si affidano apertamente alla tecnologia e ai social. Questa sfida alle istituzioni e questa esibizione di arroganza rappresentano una minaccia diretta alla sicurezza pubblica e alla lotta contro il crimine organizzato. Le preoccupazioni espresse da Gratteri sono supportate da prove concrete. Sui social sono stati infatti documentati numerosi casi di persone che esaltano apertamente mafiosi e criminali, celebrandone le gesta e osannandoli.

L’allarme lanciato da Nicola Gratteri solleva interrogativi importanti sulla responsabilità e sull’etica delle piattaforme sociali. È necessario un maggiore impegno da parte delle autorità e delle stesse piattaforme per combattere l’uso distorto da parte delle mafie e altri individui pericolosi per proteggere i propri utenti, soprattutto quelli più influenzabili.

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