Terminale di scarico finto

È diventata una tendenza sorprendentemente comune quella di inserire dei terminali di scarico falsi sotto le auto, sopratutto per le auto nuove di ultima generazione.

E non sono solo le auto più economiche a sfoggiare queste aperture fraudolente. Dalla Toyota Corolla alla Bugatti Chiron, gli scarichi falsi si trovano in tutti gli angoli del panorama automobilistico.

Perché, allora, esistono? Ci sono alcune ragioni per cui una delle parti più apprezzate di un auto è diventata quella più odiata.

Estetica

Di solito, la punta di scarico viene abbassata e puntata verso la strada: il gas quindi viene espulso sotto il paraurti, piuttosto che attraverso di esso.

In queste circostanze, quello che potrebbe sembrare lo “scarico” è in realtà solo un pezzo sigillato di plastica nera circondato da un anello di plasti-cromo, la posizione dello scarico reale quindi non è nemmeno in linea.

In queste circostanze, il tubo di scarico stesso non toccherà la punta finta visibile agli astanti, e questo ha molto a che fare con i prossimi due punti:

Costi

Le cose più piccole possono comportare grandi costi quando si tratta di efficienza della linea di produzione. Meno tempo un lavoratore dedica ad allineare un tubo di scarico con un ritaglio del paraurti, più conveniente diventa il lavoro in generale.

Le punte di scarico finte che in realtà portano alla marmitta di scarico (ma non lo toccano fisicamente) consentono ovviamente di risparmiare soldi preziosi.

Oltre a ciò, l’eliminazione di una punta cromata rende più semplice ed economico fabbricare uno scarico, soprattutto se è possibile ottenere lo stesso effetto visivo rifinendo l’area di scarico con un pezzo decorativo in plastica metallizzata anziché in vero metallo.

Il risparmio si aggira intorno le centinaia di euro, ma quando una casa automobilistica produce centinaia di migliaia di veicoli ogni anno, ciò equivale a una notevole quantità di denaro.

FONTEwhichcar
Articolo precedenteWhatsapp: come nascondere lo status “sta scrivendo” ai propri contatti
Articolo successivoBonus fotovoltaico: ecco come funziona e come riceverlo nel 2022