Il numero di nuovi contagi COVID nel mondo riportato nei vari bollettini ha appena messo in evidenza il fatto di come l’india, con 314.835 nuovi casi di contagi da SARS-CoV-2 in sole 24 ore riportati lo scorso 21 Aprile, è oggi il Paese con il numero più elevato di contagi in tutto il mondo. Un vero e proprio tsunami che sta devastando il Paese, che conta attualmente quasi 16 milioni di contagi.
Ma cos’è che ha determinato in India questo boom di contagi nonostante il Paese fosse miracolosamente scampato alla seconda ondata? Sembra che a guidare questa impetuosa nuova ondata di contagi da SARS-CoV-2 in questa fase della pandemia, sia stato un intreccio di molteplici fattori, gli stessi osservati anche altrove. Tra questi fattori, rientrano un’eccessiva fiducia nello sviluppo di una immunità di gregge a seguito della campagna vaccinale, ancora troppo poco efficiente nel Paese asiatico, l’insorgenza di nuove varianti più contagiosi e mortali di quella originale di Wuhan e, non meno importante, l’allentamento troppo precoce delle restrizioni sugli spostamenti e sui ritrovi.
Dopo un iniziale calo dei contagi registrato lo scorso Febbraio, i numeri di nuovi contagi in India, fanno ora addirittura impallidire quella della prima funesta ondata. Probabilmente, si è trattato di un eccessivo ottimismo che ha fatto credere alla popolazione indiana di poter sottovalutare la situazione contagi. La BBC in un suo articolo mette in luce questi aspetti che hanno fatto sì che in India la situazione precipitasse considerevolmente. E mentre all’inizio i contagi si registravano soprattutto tra le genti povere delle megalopoli indiane, oggi i più colpiti sembrano essere gli strati più agiati della popolazione. Proprio quelle stesse persone che alla prima ondata l’avevano scampata e che, dopo settembre del 2020, avevano iniziato a circolare liberamente.