A quanto pare la diffidenza nei confronti del vaccino AstraZeneca e quello Johnson & Johnson continua ad aumentare a causa dei registrati eventi di trombosi associati alla vaccinazione.

Discutendo con numeri alla mano, emerge che per quanto riguarda il vaccino AstraZeneca, sono stati rilevati 86 casi sospetti su circa 25 milioni di soggetti trattati con la prima dose di vaccino, di cui 62 sono andati incontro a CVST (Trombosi Cerebrale dei Seni Venosi, cioè un blocco dei vasi venosi che trasportano il sangue dal cervello verso la vena giugulare interna), mentre gli altri 24 sono andati incontro a trombosi del circolo splancnico, ovvero la formazione di trombi in sedi inusuali.

Da tali emerge una media di rischio pari a 3,4 su milione di vaccinati, con un rischio di decesso in virtù dei diciotto andati incontro a exitus pari a 0,7 su milione.

C’è davvero una coagulazione ?

In seguito ai vari eventi avversi emersi durante la campagna vaccinale, l’EMA ha condotto attente indagini e ha stabilito che effettivamente c’è una possibile correlazione tra vaccino e casi di trombosi, la cui patogenesi è però ancora tutta da chiarire, la direttrice esecutiva dell’EMA, Emer Cooke, però rassicura: “sono effetti collaterali molto rari. Il rischio di morte da COVID è molto superiore al rischio di morte del vaccino

I ricercatori stanno ovviamente indagando sulle possibili cause di questa reazione, l’ematologa Sabine Eichinger, dell’Università di Vienna ha spiegato che potrebbe essere davvero qualunque cosa, un effetto avverso al vettore adoperato, un additivo contenuto nel vaccino, o qualcosa nel processo di produzione.

L’EMA ha ovviamente intimato ad AstraZeneca di indagare in merito a questi rari eventi per capire meglio le dinamiche molecolari scatenanti, dai dati emersi dalle ricerche condotte si è riscontrato un rischio maggiore per le donne con età inferiore ai 60 anni, dato che però l’EMA non è ancora in grado di confermare, dal momento che le analisi sono strettamente legate anche ad un fattore territoriale. “Ciò che troviamo nell’Europa occidentale non sarà automaticamente vero in Sud America o in altre popolazioni”, sottolinea uno dei team di ricerca dell’EMA.

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