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Di recente si sono accumulate storie parecchio sgradevoli su come venivano trattati i lavoratori di Amazon negli Stati Uniti. La situazione lavorativa in questi luoghi è stata altalenante per diversi anni, l’arrivo della pandemia ha fatto mettere un piede sull’acceleratore per quanto riguarda un processo nello specifico, la creazione di un sindacato interno.

Di questo se n’è parlato in diversi magazzini di Amazon negli Stati Uniti. Molti infatti si sono mossi da soli e tra questi ce n’è uno di Bessemer, il centro logistico BHM1. In questo polo nello specifico, nonostante tutto, i lavoratori hanno scelto di votare contro la formazione del sindacato. Quasi 1.700 lavoratori hanno votato no quando alla compagnia bastavano 1.608 voti in tal senso per chiudere questa storia.

Amazon: la situazione lavorativa nei magazzini e nei centri logistici

È finita qui nel BHM1? Ovvio che no, sarebbe troppo semplice. L’ente che ha spinto verso la creazione del sindacato sta contestando il voto. Si sta parlando di diverse centinaia di schede, tra le 300 e le 500, che potrebbero essere in realtà non valide. Per arrivare a un riconteggio però ci vorrà un po’ e ora il clima si sta surriscaldando ancora di più.

Le parole della RWDSU, l’ente in questione: “Amazon non ha lasciato nulla di intentato nei suoi sforzi per illuminare i propri dipendenti. Non lasceremo che le bugie, gli inganni e le attività illegali di Amazon non vengano contestate, motivo per cui stiamo formalmente accusando tutte le azioni eclatanti e palesemente illegali intraprese Amazon durante il voto sindacale”. Non finisce qui.

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