Non esistono conferme in merito al fatto che il nuovo asteroide segnalato da NASA ed ESA possa creare diffusi problemi a livello globale fino al punto di poter parlare di catastrofe. Eppure l’incertezza manifestata nelle dichiarazioni rilasciati su giornali, riviste e TV dalle rispettive Agenzie fanno pensare che si possa parlare di rischio concreto.
Al momento riuscire a quantificare questo rischio è cosa ardua in quanto non si dispone delle necessarie apparecchiature di controllo ed analisi necessarie per delineare un profilo di rischio per il meteorite. Ci si sta muovendo piuttosto in fretta grazie ad un finanziamento da 129,4 milioni di euro che ha appena dato vita alla missione Hera. Non si offrono riserve nel definirla l’impresa più difficile che le due agenzie abbiano mai affrontato: Ecco quali sono le novità da scoprire.
Missione Hera contro l’asteroide in arrivo: si può deviare e deve essere fatto al più presto
Previsto per l’anno 2020 l’inedito asteroide in arrivo si dovrà deviare attingendo all’esperienza tutta italiana del team incaricato di realizzare il trasmettitore interplanetario. Il suo scopo è quello di analizzare i dati inviati dalle sonde all’ammasso roccioso in avvicinamento. Sulla base dei dati si potrà poi mettere a punto un piano di difesa con la collaborazione delle Agenzie e delle Nazioni chiamate in causa: Lussemburgo, Portogallo Repubblica Ceca, Romania, Italia e Spagna.
Franco Ongaro – direttore della Tecnologia, ingegneria e qualità dell’Esa e responsabile del centro per la scienza e la tecnologia dell’Esa (Estec) – dice che:
Sull’idea di Milani la Nasa ha organizzato una missione e ci ha chiesto di partecipare. È una missione fondamentale perché stiamo aumentando la capacità di scoprire e edere nuovi asteroidi ed è la prima volta che nella realtà si prova a deviare la traiettoria di un asteroide: vogliamo vedere se ci riusciamo e se in futuro saremo in grado di farlo.
La nostra tecnologia fornirà dati essenziali agli scienziati per stabilire una strategia di difesa del Pianeta».