Lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale prova ogni giorno di più come questa tecnologia sia applicabile a tantissimi campi diversi. Non solo tecnica e scienza, ma anche arte; questo è quanto dimostrato da MosAIc, l’intelligenza artificiale creata per trovare connessioni formali tra opere diverse.
Nello specifico i ricercatori del Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory del Mit in collaborazione con Microsoft hanno cercato di abbinare i quadri del Metropolitan Museum of Art con quelli del Rijksmuseum di Amsterdam. I risultati hanno individuato collegamenti che sarebbero stati difficili da riscontrare; tra questi ad esempio quello tra un immagine rappresentata in dipinto e uno strumento musicale proveniente da un’altra epoca.
Intelligenza artificiale: ecco il nuovo MosAIc
Le connessioni riscontrate dall’intelligenza artificiale permettono di studiare meglio le relazioni che le popolazioni antiche tenevano reciprocamente. Che siano commerciali, politici o bellicosi, questi collegamenti finiscono sempre per influenzare entrambe le culture anche se in modo indiretto. Ecco perché spesso queste similitudini vengono rimescolate in modo inconsapevole all’interno delle opere, spesso l’artista viene semplicemente influenzato in modo inconscio.
Tuttavia l’utilizzo di un algoritmo nel campo artistico non è visto da tutti di buon occhio. In molti sono convinti che l’applicazione di queste nuove tecnologie potrebbe causare un calo della qualità dell’arte stessa, che perderebbe la propria pretesa di profondità. Schiacciare l’arte sotto il peso della riduzione a semplici collegamenti formali legati alle influenze sociali potrebbe causare la fine dell’arte come cultura a favore di una massificazione e commercializzazione della stessa. Insomma continua la classica disputa tra arte e scienza.