I misteri di Chernobyl sono stati svelati da documenti, processi, atti ed immagini dei droni che hanno più volte sorvolato l’area attorno alla Foresta Rossa. Il 26 Aprile 1986 sarà ricordato a lungo come il giorno più nero della storia dell’uomo.
Il fallimento di quello che si è scoperto essere stato un test non ufficiale ha provocato un importante scompenso locale e globale a partire dall’area posta al confine tra Ucraina e Bielorussia. Le responsabilità dell’incidente nucleare sono state verificate ricostruendo la vicenda nei minimi dettagli. Ma qualcosa era sfuggito agli analisti ed agli studiosi che ancora oggi scandagliano la zona alla ricerca di nuovi indizi. Ecco cosa è stato scoperto di recente.
Chernobyl: cosa successe quel 26 Aprile 1986
Quella notte successe l’impensabile. La reazione del nocciolo posto nel Reattore 4 fu devastante. Un’enorme quantità di energia venne sprigionata investendo Prypiat e tutte le zone circostanti fino al vicino Centro Europa spingendosi alla Germania Est. Con lo scopo di contenere le radiazioni ionizzanti sprigionate dal fungo atomico vennero riversate tonnellate di sabbia e boro prima di procedere allo smaltimento della grafite ed alla cementificazione dell’area esposta sopra il ponte della Ferrovia (denominato successivamente come Ponte della Morte).
Cosa è stato scoperto nel 2020
Molti sono stati spinti a credere che la copertura in cemento (la cui tenuta dovrebbe durare circa un secolo) fosse l’unica soluzione ideale per arginare il diffondersi degli agenti contaminanti. Ma gli scienziati hanno scoperto che siamo salvi grazie ad un fungo chiamato Cladosporium sphaerospermum. Tale micro agente biologico ha proprietà uniche in natura.
Stando a quanto confermato sul New Scientist pare che le sue facoltà di riprodursi e rigenerarsi in tempi brevi abbiano contribuito a contenere il livello delle radiazioni nocive schermandoci dai pericoli di un’esposizione prolungata. Così efficace che pochi centimetri basterebbero ad assorbire una grande quantità di radiazioni.
Le dichiarazioni
Il team di ricerca riporta:
“È già stato in grado di assorbire i dannosi raggi cosmici sulla Stazione Spaziale Internazionale. Potrebbe essere potenzialmente utilizzato per proteggere le future colonie di Marte”.
Clay Wang dell’Università della California del Sud ha concluso confermando che:
“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.