Secondo uno dei tanti sondaggi che spopolano sul web, WhatsApp è il più grande mezzo di comunicazione per una considerevole fetta di utenti. Secondo uno dei più recenti sondaggi che mira a capire quale sia il veicolo di informazione più utilizzato, il 61% degli intervistati ha dichiarato di aver usato l’applicazione di messaggistica “permanentemente” per conoscere eventi nazionali e internazionali.
Questo dato è particolarmente interessante perché supera i media tradizionali come la televisione libera (ovvero quella senza abbonamenti e o canoni fissi), che ha il 57% di preferenze. D’altra parte, Facebook non è molto indietro, con un alto 45% non secondario per essere un social network. E Twitter? Il 69% afferma di non aver nemmeno iìun account. Un vero e proprio “shock”, se così si può dire, per coloro che trovano questa piattaforma molto rilevante e “vivono” al suo interno.
Eppure, informarsi attraverso un mezzo particolare non significa aver fiducia in quella piattaforma, dal momento che il 65% diffida da WhatsApp per ottenere informazioni e, in misura maggiore ancora, diffidano da Facebook con il 68%. Entrambi noti come “accumulatori seriali” di fake news.
E di chi si fidano? Della radio, con il 61% e, sorprendentemente, della televisione, che mantiene ancora il 53%.
WhatsApp e Facebook hanno influenzato gli ultimi eventi?
Probabilmente no perché, nonostante la loro serietà, non erano così massicci. D’altro canto, l’uso di fake news per influenzare i risultati politici e le mutevoli percezioni sono diventate più note e alla portata di tutti. Così che la sfiducia può essere in qualche modo aumentata.
Perché, dunque, pensare che la gente preferisca essere informata da WhatsApp nonostante diffida di esso? L’immediatezza può essere un peso difficile da eguagliare per altri media. Nonostante quanto sopra, sembra esserci la consapevolezza che la maggior parte delle cose che escono dall’app e veicolano al suo interno dovrebbero essere prese con le pinze. L’importante, come sempre, è aumentare la consapevolezza della gente, specialmente verso gli anziani, insegnando l’analisi delle fonti di informazione.