L’essere umano è geneticamente programmato per raggiungere una determinata altezza che in media si attesta tra 1,8m e 1,9m, con alcuni casi che vedono eccedere oltre questa soglia ma che comunque non raggiungono mai livelli troppo elevati.

L’altezza è una caratteristica molto apprezzata nella nostra cultura e quest’ultima è frutto ovviamente di un adattamento genetico all’ambiente circostante e ai vari stimoli che plasmano il genere umano nel corso dei secoli.

Alle volte però quando un essere umano presenta delle mutazioni del DNA può succedere che queste ultime gli impediscano di regolare in maniera appropriata la propria crescita alterando il normale sviluppo del proprio organismo portandolo dunque ad una crescita disomogenea e sopraelevata con gravi complicazioni a livello metabolico, scheletrico ed ormonale.

 

Crescere troppo fa male

Crescere troppo fa male, a dimostrare la gravità di questa condizione e la vita di Robert Wadlow, vissuto a cavallo tra le due guerre mondiali, quest’ultimo è stato l’uomo più alto della storia, conosciuto anche come “Gigante dell’Illinois“.

Al momento della sua morte, registrata nel 1940 all’età di soli 22 anni, quest’ultimo era alto 2,72m con un peso di 199 kg, il suo sviluppo era stato così accelerato e sregolato che già l’età di 10 anni aveva raggiunto un’altezza di quasi 2 m per un peso di 96 kg.

A causare la crescita così incontrollata era l’iperplasia della ghiandola pituitaria, una malattia che porta coloro che ne soffrono a crescere di circa 10 cm all’anno.

A causa del suo eccessivo sviluppo l’uomo presentava uno stato di salute generale decisamente precario, quest’ultimo soffriva di acciacchi alle articolazioni, di leggeri problemi cardiaci che col passare del tempo progredirono in forme più gravi, difficoltà di movimento e nell’ultimo periodo della sua vita importanti difficoltà nella deambulazione.

La morte sopraggiunse a causa di un’infezione provocata da un tutore troppo stretto che gli era stato montato male alla caviglia destra.

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