Robot con IA: il risultato popolerà i vostri incubi più inquietanti

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale (IA) ha portato a galla una nuova questione, ovvero quella “relazione“. Recenti studi hanno portato all’esplorazione di nuovi modi per rendere più umane le interazioni con algoritmi avanzati. Una delle più recenti innovazioni in questo ambito è rappresentata da WeHead, un dispositivo recentemente presentato in anteprima al CES di Los Angeles. Questo strumento cerca di conferire un aspetto visuale all’IA, in particolare a ChatGPT, il Large Language Model sviluppato dalla nota azienda OpenAI.

WeHead è stato progettato con lo scopo di migliorare le modalità di dialogo tra esseri umani e macchine attraverso la creazione di un volto artificiale. Composto da schermi multipli montati su un supporto girevole e dotato di una telecamera integrata, il dispositivo segue, come un interlocutore reale, i movimenti dell’utente, consentendo in questo modo all’avatar generato di mantenere un “contatto visivo” che sia coerente con la sintesi vocale di ChatGPT.

Prime impressioni sulla IA: inquietante o innovativo?

Le reazioni iniziali di coloro che hanno interagito con WeHead al CES sono alquanto incerte e sollevano parecchie domande sulla riuscita di questa nuova tecnologia per IA. Alcuni hanno descritto l’avatar come privo di espressione e non umano, suggerendo che la mancanza di espressività potrebbe influire negativamente sull’esperienza utente. Gli utenti, interagendo con WeHead potrebbero infatti essere colpiti da una forte sensazione di disagio.

Oltre alle considerazioni sull’esperienza utente, ci sono ulteriori dettagli da analizzare, tra questi, troviamo ad esempio il valore di vendita. WeHead si presenta sul mercato con un prezzo considerevole: $4950 per l’acquisto, o un’opzione di noleggio mensile dal valore di $199. Questo particolare solleva diversi interrogativi sull’accessibilità e sul reale mercato di destinazione del prodotto. L’adozione di questa tecnologia, infatti, considerando tali premesse, potrebbe essere più agevole in settori specializzati piuttosto che nell’uso quotidiano delle IA.

WeHead rappresenta un tentativo audace di introdurre una dimensione visiva all’interazione con l’IA. Il progetto è sicuramente audace, ma le prime reazioni indicano che trovare un equilibrio tra innovazione e accettabilità potrebbe rappresentare una sfida particolarmente complessa. L’adozione di tali tecnologie richiederà un’evoluzione delle aspettative e delle sensibilità degli utenti di fronte a queste nuove e sensazionali frontiere dell’hi-tech.

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