abbassare il costo del canone RAI

Una riduzione progressiva dell’importo del canone Rai con un taglio annuo del 20 per cento”. Questo è il disegno di legge presentato dalla Lega al Senato prevede l’abolizione a lungo termine del canone RAI, che viene addebitato sulla bolletta elettrica da più di due anni.

Il governo aveva precedentemente annunciato tramite il ministro Giorgetti che il metodo di pagamento sarebbe stato rivisto dal 2024.

Si dice inoltre che la Lega voglia fare di più, e punta a ridurre l’importo o azzerarlo del tutto. È un impegno che Salvini ha già preso in campagna elettorale. Se il disegno di legge otterrà l’approvazione delle Camere, cosa altamente improbabile, la tassa sulla televisione passerà da 90 euro a 72 euro. Deve essere nuovamente ridotto negli anni successivi.

Il disegno di legge (primo firmatario, la senatrice Mara Bizzotto) è stato presentato lo scorso 23 marzo, ma il testo non è ancora disponibile sul sito del Senato. Inoltre è previsto che “il canone di abbonamento verrà abolito nei casi in cui si verifichi l’impossibilità di accedere alla rete o l’impossibilità di utilizzare il servizio per motivi indipendenti dalla volontà degli utenti”. 

Novità in vista

Ma il disegno di legge non parla solo della tassa. Altra questione posta nel documento è che la società concessionaria è obbligata a rendere visibile al pubblico l’interesse pubblico del programma apponendo all’inizio, alla fine o durante ogni messa in onda la dicitura “programma finanziato dal contributo del canone”.

Obbligo cui si può derogare con “i telegiornali intesi come telegiornali nazionali e regionali con programmi quotidiani e straordinari, compresi quelli trasmessi dal canale di informazione tematica”.

La proposta mira anche a riorganizzare l’amministrazione della Rai aumentando a cinque anni la durata in carica dei consiglieri. In secondo luogo, non può ricoprire la carica per più di due mandati consecutivi. L’obiettivo, quindi, è quello di “controllare i costi e garantire responsabilità editoriali tali che non più del 30 percento della produzione, organizzazione ed esecuzione delle pubblicazioni possa essere esternalizzato”.

 

FONTEthenationview
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