Prebunking, così Google vuole combattere la diffusione delle fake news

La diffusione delle fake news rappresenta da anni uno dei problemi maggiori per i motori di ricerca e i social network. Google ha intrapreso una lunga e complessa battaglia contro la disinformazione e, come parte di questa lotta, ha lanciato la campagna “prebunking”. Dopo il successo ottenuto in alcuni paesi dell’Europa orientale, il gigante americano ha deciso di estenderla in altre zone del continente.

Prebunking: in cosa consiste?

L’obiettivo di Google con il prebunking è quello di educare gli utenti ad identificare le fake news attraverso l’uso di fonti affidabili e di strumenti come la verifica dei fatti, il controllo incrociato e la valutazione critica delle fonti. In sostanza, Big G vuole fornire agli utenti gli strumenti necessari per diventare loro stessi esperti nel riconoscere le notizie false e combattere la disinformazione.

Come dicevamo, il prebunking sarà presto esteso ad altri Paesi, tra cui la Germania e l’Italia, per poi essere implementato su altre piattaforme social oltre a YouTube. Ciò significa che gli utenti di tutto il mondo potranno beneficiare di questa tecnica di lotta alla disinformazione e potranno contribuire a creare un ambiente digitale più sano e privo di manipolazione.

Inoltre, il prebunking si basa sulla teoria psicologica della “inoculazione” che, secondo gli esperti, può essere piuttosto efficace. Essa suggerisce che se una persona viene esposta a una piccola quantità di disinformazione, e poi gli viene spiegato come questa funzioni e perché sia falsa, sarà più in grado di riconoscere e resistere a futuri tentativi di fake news come per esempio le teorie del complotto o le notizie false sulla salute.

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