Google dovrà pagare circa 391 milioni di dollari ad almeno 40 Paesi negli Stati Uniti. Un’indagine recente mostra che l’azienda spesso traccia i suoi utenti anche senza consenso.

I procuratori lo hanno definito il più grande accordo sulla privacy multi-Stato della storia e una grande vittoria contro la sorveglianza dei cittadini da parte delle aziende. “Questo accordo da 391,5 milioni di dollari è una vittoria storica per i consumatori in un’era di crescente dipendenza dalla tecnologia”, dichiara in una nota il procuratore generale del Connecticut, William Tong.

“I dati sulla posizione sono tra le informazioni personali più sensibili e preziose raccolte da Google. Ci sono tanti motivi per cui un consumatore può rinunciare al tracciamento.” In una conferenza stampa, Tong ha esortato i consumatori a “fare un piccolo inventario personale” delle loro impostazioni online e disattivarle se non le desiderano. “Non è un’esagerazione affermare che viviamo in un’economia che cresce sorvegliandoci. Siamo monitorati ogni minuto di ogni giorno.”

Google: multa per l’azienda che continua imperterrita a tracciare i suoi utenti

Google ha replicato di aver risolto i problemi diversi anni fa. “Coerentemente con i miglioramenti che abbiamo apportato negli ultimi anni, abbiamo risolto questa problematica, che si basava su politiche obsolete che abbiamo modificato da tempo”, ha ribadito più volte un portavoce dell’azienda. Il rilevamento della posizione può aiutare le aziende tecnologiche a vendere annunci digitali ai professionisti del marketing che cercano di entrare in contatto con i consumatori nelle loro vicinanze.

Anche una piccola quantità di dati sulla posizione può rivelare l’identità e le abitudini di una persona. Google utilizza le informazioni sulla posizione per indirizzare i consumatori con annunci specifici. Pare che Google abbia ingannato gli utenti sulle sue pratiche di tracciamento della posizione almeno dal 2014, violando le leggi statali sulla protezione dei consumatori. Come parte dell’accordo, Google ha anche accettato di rendere tali pratiche più trasparenti per gli utenti.

Il procuratore generale dell’Arizona Mark Brnovich ha intentato la prima azione contro Google nel maggio 2020, sostenendo che la società avesse ingannato i suoi utenti inducendoli a credere di poter mantenere privata la loro posizione dalle impostazioni. L’Arizona ha risolto il caso con Google per 85 milioni di dollari il mese scorso. Tuttavia, a quel punto anche i procuratori generali di diversi altri Stati hanno deciso di prendere provvedimenti. Altri Stati che hanno intentato una causa includono Indiana, Texas e Washington.

Articolo precedenteApple spia i suoi clienti: si potrebbe già gridare allo scandalo
Articolo successivoTIM, i prezzi salgono: rimodulazione è di 2 euro per queste offerte