Web 3 è lo stadio successivo di quel cui ci riferiamo oggi con il termine Internet. L’idea centrale alla base della “terza versione” di Internet, secondo i suoi sostenitori, è quella di intrecciare le varie tecnologie blockchain – criptovaluta, NFT e così via – per creare un mondo online meno dipendente dalle grandi aziende tecnologiche.

I suoi critici, tra cui l’ex CEO di Twitter Jack Dorsey e il CEO di Tesla Elon Musk, sostengono che sia semplicemente un tentativo di altre società tecnologiche per prendere le redini. “In definitiva è un’entità centralizzata con un’etichetta diversa”, ha twittato Dorsey. L’inizio di quel che potremmo definire Web 1, o il “vecchio Internet”, risale al 1991. Le pagine web statiche come il sito Space Jam, mal progettate per gli standard odierni, fornivano informazioni agli utenti con scarsa possibilità di interagire.

Web 2 fa riferimento al periodo intorno al 2004 ed è più simile ad Internet come lo conosciamo oggi: un’interazione tra utente e piattaforma. Siti di social media come Facebook e Twitter, così come Google, sono il fulcro. Anche Apple ha aiutato a mediare la nostra relazione con il mondo online con il primo iPhone (che segna un punto di svolta) mentre Amazon Web Services è diventato un colosso ormai noto a tutti. Web 3, termine originariamente coniato nel 2014, si basa sulle tecnologie blockchain. Le blockchain sono registri digitali utilizzati per tenere traccia del movimento di oggetti digitali, come la criptovaluta. La criptovaluta, in teoria, aggira le autorità centrali come le banche. Web 3 eviterebbe anche le autorità centrali.

Web 3 potrebbe decentralizzare il web?

Un mondo digitale decentralizzato è un vantaggio tangibile. È anche possibile che una relazione diretta con il consumatore per artisti, musicisti e altri creatori sia effettivamente migliore di, ad esempio, Spotify, criticato per non aver pagato abbastanza gli artisti in molte occasioni. Problemi simili esistono con Instagram e Reddit, che sono hub per le opere d’arte da distribuire senza che l’artista riceva nulla. Lo stesso vale per molti creator su TikTok. La blockchain non è intrinsecamente necessaria, tranne in un mondo in cui è diventata la norma fornire servizi digitali, o almeno accedervi, gratuitamente.

Gli NFT – token non fungibili – sono un ottimo esempio di quando gli ideali alla base del Web 3 si imbattono nella realtà. Questi token sono essenzialmente ricevute digitali per pezzi di opere d’arte online. Gli utenti non possiedono l’opera d’arte stessa, solo la ricevuta. Gli acquirenti di NFT hanno difficoltà ben documentate, come la scomparsa di pagine su OpenSea, uno dei più grandi mercati NFT. Invece di essere decentralizzata, la tecnologia dell’NFT è gestita non dall’utente ma da una nuova autorità centralizzata. Ciò avviene nonostante i sostenitori del Web 3 sostengano che la tecnologia offre all’utente medio un maggiore controllo.

Quali sono i rischi del nuovo Web 3

La blockchain, gli NFT e altre tecnologie potrebbero inaugurare il latifondismo digitale. Gli immobili digitali vengono già venduti in vista di un futuro che ancora non esiste. Questo è ciò che temono anche molti critici di Web 3: piuttosto che un Internet decentralizzato, il potere passa semplicemente nelle mani di una nuova cerchia di dirigenti. Ciò che Web3 e altre tecnologie speculative come NFT, criptovaluta e il metaverso fanno attualmente è facilitare un ottimo modo per i venture capitalist per arricchirsi.

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