Mano mioelettrica: la tecnologia ha regalato al "bimbo farfalla" un nuovo arto

Con il passare degli anni la tecnologia (come la mano mioelettrica) è sempre più criticata dagli “scettici” in materia. Questi dimenticano però che il progresso, in molti casi, non può che essere d’aiuto, e lo dimostra il nuovo esperimento che ha permesso ad un “bambino farfalla” di ritrovare l’uso di un arto. Di chi stiamo parlando e come è stato possibile?

I “bambini farfalla” sono degli individui la cui pelle è così fragile da riempirsi in continuazione di vesciche e piaghe. Tale disturbo, detto epidermolisi bollosa, viene paragonato a quello delle ustioni di terzo grado e va ad incidere addirittura sul funzionamento di tendini e nervi, portando alla perdita dell’uso delle mani.

Mano mioelettrica: lo strano caso di Gianfranco Parisi

Gianfranco Parisi, 39enne, è uno di questi. Per fortuna però, nel suo caso la tecnologia è venuta in soccorso: tutto merito della mano tridigitale mioelettrica a comando vocale.

Roberto Ariagno, direttore dell’Officina Ortopedica Maria Adelaide (azienda di Torino che si occupa di tale disturbo), ha spiegato: “Utilizzando strumenti commerciali ormai di uso comune come Alexa, è possibile comandare con la voce alcune app installate sullo smartphone. Partendo da questo principio, abbiamo selezionato alcuni interruttori comandabili via wi-fi e li abbiamo interfacciati con l’elettronica della mano mioelettrica, sostituendo il segnale che, di norma, arriva da un elettrodo posizionato sulla pelle, con quello dell’interruttore. Quindi abbiamo installato un deviatore per selezionare la modalità ‘vocale’ o un bottone che Gianfranco può azionare con il dito dell’altra mano”.

Ovviamente l’uso dell’arto artificiale o mano mioelettrica, ha reso felice Gianfranco, il quale ha dichiarato con emozione: “Sono emozionato. E’ stato bellissimo prendere di nuovo qualcosa con la mano destra. Era un obiettivo importantissimo per me e non voglio fermarmi: voglio al più presto una protesi anche per la mano sinistra”. 

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