Blackout Challenge: quando una "gara" su TikTok può diventare MORTALE

I social si sa, soprattutto nell’ultimo decennio sono diventati una piattaforma di lancio per numerose persone, soprattutto giovani e giovanissimi, che sperano e forse puntano, attraverso la pubblicazione di vari contenuti, di arrivare a conquistare popolarità, blasone, fino a diventare delle vere e proprie icone famose in tutto il mondo.

Ovviamente i contenuti pubblicabili sono di vari tipo, video con ricette, opere d’arte, fotografie, poesie ed ecc., che circolano tutti in modo ricorrente sulle varie piattaforme di maggiore spessore: Facebook, Instagram e negli ultimi anni TikTok, social che ha spopolato molto in America e basato molto sulla pubblicazione di video, in cui si fa un po’ di tutto, scene divertenti ma anche delle challenge, generalmente a scopo goliardico, basti pensare all’Ice bucket challenge che spopolò un po’ di anni fa.

Alle volte capita però, che soprattutto nel pubblico molto molto giovane, spopolino delle challenge molto pericolose, in virtù dell’ovvia non concreta percezione del pericolo che altrimenti avrebbe un adulto con molta più esperienza, ciò alle volte porta a tragedie ovviamente evitabili.

Blackout challenge

La nuova challenge che sta portando a molti problemi si chiama “Blackout challenge“, l’obbiettivo della sfida è quello di provocarsi uno svenimento per qualche minuto attraverso una leggera privazione di ossigeno che ovviamente fa perdere conoscenza e controllo di tutto ciò che sta intorno.

A quanto pare la fascia di utenza maggiormente colpita da questa challenge sono i giovani compresi tra i 12 e i 19 anni senza però escludere anche i giovanissimi con età intorno ai 9 e 10 anni.

Purtroppo queste challenge colpiscono soprattutto i giovani a causa della loro psiche ovviamente in costante e dinamica evoluzione, con una voglia di affermarsi, di scoprire il mondo e loro stessi alla ricerca di una definitiva identità che farà da biglietto da visita nel mondo degli adulti, contesto che ovviamente li spinge a sperimentare, a provare, alle volte scelte poco raccomandabili, da sventare ovviamente da parte dei genitori, che oltre ciò sono soprattutto educatori, di comportamento e di vita.

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