Samsung Electronics ha appena lanciato sul mercato i suoi smartphone top di gamma della serie S21 con la proposizione di quelli che sono stati individuati come i tre modelli della famiglia.
Sono in Italia da pochi giorni ma stanno già facendo discutere parecchio a causa della mancata funzione che tanti si sarebbero aspettati di trovare così come nei modelli antecedenti. Invece manca eccome confermandosi come un banale errore da parte di una società sudcoreana che fino ad oggi ha assecondato la sete tecnologica di un vasto pubblico. Ecco di cosa si sta discutendo in questi giorni.
Samsung scivola con i suoi Galaxy S21: nessuno si aspettava una mancanza simile nei nuovi top di gamma
Si parla a proposito dei cosiddetti seamless update, ovvero della concessa possibilità di upgradare il sisteam in background mentre sono in esecuzione altri processi. Una modifica lanciata ben 5 anni fa con Android che implica il semplice riavvio per l’applicazione delle modifiche. Sfrutta le partizioni A/B per l’installazione del firmware garantendo basso margine di corruzione dati e proseguo del lavoro per tutto il tempo dell’installazione.
Con Google che precedentemente aveva imposto l’obbligo di questo sistema a partire da Android il dubbio in merito all’impossibilità di contare su una soluzione simile era stato soppiantato dalla certezza di uno standard assoluto. Invece non sembra essere così per Samsung ed i suoi flagship killer che perdono un importante tassello software con la mancata implementazione della piattaforma.
Allo stato attuale manca una giustificazione accettabile per una simile decisione. Una delle ipotesi più accreditate potrebbe passare per l’utilizzo minimo di spazio interno visto che simili implementazioni presuppongono la presenza di spazio sufficiente in archiviazione.