La recente notizia del ban USA diretto da Donald Trump contro il colosso cinese Xiaomi ha avuto una diretta conseguenza sul suo valore in borsa.
Per chi non ne fosse a conoscenza, il Dipartimento della Difesa americano ha inserito la compagnia di Lei Jun e soci nella blacklist, accusandola di legami diretti con le milizie del governo cinese. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Il titolo di Xiaomi crolla in borsa dopo il ban imposto dagli Stati Uniti
Non c’è voluto molto prima che la notizia rimbalzasse in tutto il mondo, sollevando dubbi e polemiche attorno alla decisione del presidente uscente. Ma al di là delle possibili motivazioni e ragioni, la realtà dei fatti è che questa mossa ha avuto un forte impatto sul titolo azionario di Xiaomi. Poche ore dopo la promulgazione del ban USA, le quotazioni nella borsa di Hong Kong di Xiaomi sono scese del -10%. Da un media di circa 30 dollari ad azioni si è toccato un picco minimo di 28.50 dollari. Non siamo di fronte ad un crollo tragico, ma è comunque una discesa repentina avvenuta nel corso di poche ore.
Quando è uscita la notizia c’è stato un momento di panico derivato dai dubbi sul ban USA e se per Xiaomi potesse presentarsi la stessa sorte di Huawei. Così non sembrerebbe, stando ad un approfondimento della situazione: a differenza dell’azienda rivale, Xiaomi non è stata inserita nella Entity List del Dipartimento del Commercio statunitense. Di conseguenza potrà continuare a commerciare liberamente con Google, Qualcomm e così via: il divieto riguarda l’impossibilità per persone e società americane di investire in Xiaomi.
Non possiamo in qualunque caso reputarla una buona notizia, se consideriamo che Xiaomi stava beneficiando di una crescita costante da qualche mese a questa parte. Specialmente nell’ultima parte del 2021, con una presentazione di Xiaomi Mi 11 che aveva contribuito ad un’ulteriore impennata.