immuniArrivano le segnalazioni di un bug dell’App Immuni che potrebbe minarne la sicurezza in merito alla protezione della privacy degli utenti. La falla riguarda il Bluetooth LE e potrebbe, almeno in linea teorica, permettere il costante tracciamento degli utenti attraverso lo smartphone.

A spiegare la problematica un video messo in rete; il video descrive come, almeno potenzialmente, l’Applicazione potrebbe essere sfruttata per operare un costante tracciamento dei dati personali più delicato. Per sfruttare il bug però ci vorrebbe la volontà di un grosso ente, come il governo o una grande società, anche a causa della complessità dell’operazione. Il problema in realtà era già stato evidenziato giugno quando su GitHub fu aperto un paper a proposito di queste criticità.

Immuni: il problema del rispetto della privacy

 

Il problema di fondo legato all’utilizzo di applicazioni come Immuni non è che lo specchio di un problema più ampio e articolato riguardante la protezione dei dati personali su internet. Di base la nostra “vita digitale” si fonda sulle scelte fatte dal duopolio Google e Apple; le due aziende infatti, grazie alla diffusione delle loro API hanno, di fatto, il controllo sulla gestione dei nostri dati.

Da tempo in molti chiedono a gran voce la possibilità di poter accedere ai codici sorgente delle due Application programming interface; come risposta però sono giunte solo rassicurazioni di facciata sulla gestione dei dati. A tal proposito un documento a firma di svariati ministri europei definisce indispensabile far chiarezza su questa problematica in modo da rendere, se non trasparente, almeno più flessibile l’utilizzo delle applicazioni di tracing.

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