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Settimana scorsa SpaceX ha avuto un paio di successi importanti, il primo più del secondo sicuramente, ma il punto non è questo. Il secondo lancio è quello di altri 60 satelliti per ampliare la costellazione di Starlink; il progetto è di poter offrire l’accesso Internet anche alle zone meno accessibili dall’infrastruttura normale. Il razzo che li ha portati in orbita è stato il Falcon 9 B1049 e non è uno qualsiasi.

Il lancio ha avuto successo e il razzo è tornato sulla terra atterrando come programmato sulla piattaforma in mezzo all’oceano. Il punto di tutto questo? È che era la quinta missione del booster, la quinta volta che è partito senza incidenti ed è tornato indietro pronto, quasi, per essere riutilizzato in altre missioni.

 

SpaceX e i Falcon 9: i razzi riutilizzabili

Uno degli aspetti punti di forza che la NASA ha visto in SpaceX è proprio il fatto di aver messo a punto dei sistemi e una tecnologia che riduce al minimo gli sprechi. Non è mai successo che un’agenzia spaziale, dalla NASA ai Russi, dall’ESA ai cinesi, riutilizzassero un booster dopo una missione anche di successo. Non c’era la possibilità di recuperare il tutto se non qualche pezzo distrutto.

SpaceX ha di fatto portato l’esplorazione spaziale su un nuovo livello riducendo al minimo gli sprechi. Sicuramente il Falcon 9 B1049 lo rivedremo a breve in una prossima missione, anche se non è detto quando. Probabilmente ci sarà da mandare nuovi rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale, un compito di routine per la compagnia fondata da Elon Musk.

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