Negli ultimi giorni si è decisamente allargata la rivolta dei dipendenti del social network Facebook contro il loro capo, Mark Zuckerberg, a causa del “triangolo” con Twitter e Donald Trump.

Negli scorsi giorni vi avevamo infatti parlato di alcune dichiarazioni dello stesso Zuckerberg in cui dava ragione al Presidente Donald Trump in un contenzioso con la piattaforma rivale Twitter. Scopriamo insieme gli aggiornamenti.

 

Facebook: sempre più dipendenti in rivolta contro Mark Zuckerberg

Sono attualmente circa 600 i dipendenti che stanno incrociando le braccia per protesta nei confronti della compagnia che non ha preso posizione sui tweet del Presidente Donald Trump. Molti manager di medio livello stanno  contestando apertamente il CEO del colosso di Menlo Park. Sarebbero state chieste le dimissioni di Joel Kaplan, vicepresidente con delega alla global policy, che ha lavorato con George W. Bush.

Di fatto in tanti hanno incrociato le braccia in una delle rare proteste avvenute fra i ranghi del social network. “Oggi partecipo allo sciopero virtuale in seguito alla decisione di non moderare i contenuti che noi pensiamo violino gli standard della piattaforma“, scrive Margo Stern che a Facebook si occupa di contenuti e in passato ha lavorato sulle stesse tematiche a Twitter.

Come anticipato qualche giorno fa, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ennesimo messaggio a mezzo social di Donald Trump: “Quando iniziano i saccheggi, si inizia a sparare“. In questo modo il Presidente ha commentato i disordini scoppiati in seguito alla morte di George Floyd. L’azienda di Jack Dorsey ha subito bollato il tweet come incitamento alla violenza, quella di Mark Zuckerberg invece, non ha mosso un dito.

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