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Lo sappiamo tutti. Moltissime compagnie sfruttano alcuni paradisi fiscali per evitare di pagare troppe tasse, o pagarle affatto. I principali tre paesi in questione sono l’Irlanda, l’Olanda e le Bermuda. Negli anni Google si è presa diverse multe proprio per via del suo modo di evitare di pagare le tasse dovute da noi, ma anche negli Stati Uniti, sfruttando tutte e tre le nazioni sopracitate. Ora che siamo passati nel nuovo decennio però tutto cambia.

Nel 2014, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno fatto diverse pressioni sul gigante tecnologico. Oltre alle multe, comunque dovute, gli hanno dato una deadline entro la quale Google avrebbe dovuto sistemare la situazione. Dovrebbe averlo fatto ormai, preparandosi comunque in anticipo a spostare diversi capitali alle Bermuda finché è stato possibile. Apparentemente solo nel 2017 ha spostato 23 miliardi di dollari.

 

Le tasse di Google

Per quanto riguarda la situazione in Europa, le informazioni sono ancora poche mentre per gli Stati Uniti la situazione è diversa. Ecco le parole di un portavoce di Google: “Ora stiamo semplificando la nostra struttura aziendale e concederemo in licenza il nostro IP dagli Stati Uniti, non dalle Bermuda. Incluse tutte le imposte sul reddito annuali e una tantum negli ultimi dieci anni, la nostra aliquota fiscale globale effettiva è stata superiore al 23%, con oltre l’80% di tale imposta dovuta negli Stati Uniti.

Qualcosa di simile dovrebbe accadere anche a noi. Quando succederà, sperando che succederà, tutti i membri dell’UE dovrebbero festeggiare in quanto ingenti fondi del genere verranno riutilizzati per diverse attività e programmi internazionali.

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