auto-elettriche

Uno dei grandi limiti delle auto elettriche sono proprio le batterie, spesso accusate di inquinare e di non essere affidabili. Il dubbio sulla durata nel tempo attanaglia tutti gli automobilisti che in questo periodo si stanno orientando verso l’elettrico per evitare i vari blocchi del traffico.

Il deterioramento naturale di una batteria al litio è stato recentemente analizzato, proprio per dare una risposta alle crescenti domande degli acquirenti. Si apre poi un’altro discorso delicato, la garanzia. Nel nostro articolo cercheremo di analizzare entrambe le problematiche, facendo un po di chiarezza sull’argomento.

Auto Elettriche: ecco quanto può durare in media una batteria al litio

Solitamente la durata di un batteria al litio nei piccoli elettrodomestici, come un PC o uno smartphone è di 3 anni o 500 cicli di ricarica. Nel caso delle auto elettriche questo tempo è di circa 8 anni, tempistica che può effettivamente preoccupare un possibile acquirente.

Il problema principale è il costo di un’eventuale sostituzione. Il costo del pacco batterie arriva a raggiungere quasi l’importo complessivo dell’auto, scoperchiando quindi un’altro vaso di pandora, la garanzia. Se la durata fosse maggiore sicuramente non ci sarebbero problemi, ma visti i costi iniziali del veicolo qualche dubbio verrebbe a chiunque.

Ogni produttore utilizza tecnologie differenti e questo ovviamente implica una durata nel tempo differente. Nissan e Mitsubishi hanno stabilito che il termine massimo per la garanzia debba essere 8 anni o 160.000 chilometri. BMW invece ha deciso di mantenersi più prudente, stabilendo che la i3 e la i8 possano percorrere massimo 100.000 km.

Diverso è invece il discorso fatto da Renault che fornisce le sue batterie anche a noleggio. In questo caso si è impegnata a garantire un’efficienza maggiore al 75%, al di sotto della quale scatta automaticamente la sostituzione. Nel caso invece il pacco batteria sia acquistato, il produttore francese utilizza le stesse politiche di Nissan e Mitsubishi.

I test sulle batterie effettuati dai produttori sono comunque rigorosi ed è quindi evidente che la vettura sarà ancora performante superati gli 8 anni di anzianità. Ad esempio la Nissan Leaf prima serie perdeva il 27,5% della sua capacità di carica dopo due anni di utilizzo, il modello successivo ha ridotto questo numero al 10%.

Nel tempo ovviamente le tecnologie migliorano, c’è chi usa le Li-Ion, chi le Ni-Mh e ognuno degrada in maniera differente. Alcuni produttori come Toyota hanno poi cambiato dal secondo al primo tipo sull’ultimo modello di Prius, arrivando a garantirlo 8 anni o 300.000 km. Analogo il discorso di Tesla, il cui chilometraggio massimo è di 200.000 km sul modello da 60kWh.

Senza entrare troppo nello specifico i motivi per i quali una batteria agli ioni di litio si degrada sono sostanzialmente quattro:

  • Ossidazione dell’Elettrolita: causa una perdita di capacità della batteria a causa delle alte temperature di utilizzo e da tensioni superiori a 4.10 V per cella.
  • Perdita di pressione nelle celle o degradazione Meccanica degli elettrodi: può essere controllato utilizzando i corretti additivi nelle celle.
  • Aumento resistenza interna: La crescita del SEI sull’anodo provoca una costante perdita di efficienza ed è accelerato dall’uso di celle con tensione inferiore a 3.92 V a cella.
  • Elevate frequenze di ricarica: questo causa un’ossidazione o placcatura dell’anodo.

Per ovviare in parte al problema i produttori potrebbero porre un blocco alla scarica della batteria, evitando che si scenda sotto un determinato voltaggio. Potrebbe inoltre essere predisposto un richiamo forzato ogni anno per la riprogrammazione e il ripristino della batteria. Quello che è certo a conti fatti è che un veicolo elettrico non è eterno ed è soggetto probabilmente ad un’usura maggiore rispetto ad uno “canonico”.

FONTEnewsauto
Articolo precedenteAmazon: trucco straordinario che abbassa tutti i prezzi
Articolo successivoApple Watch: come fare in modo che non dia fastidio