tutor autostradali

I tutor autostradali sono un sistema ormai diffuso in diversi tratti della rete italiana e, benché il loro obiettivo è ben noto a tutti gli automobilisti, in pochi sanno quale tecnologia sta alla base di tali strumenti.

Rispetto a un autovelox, la velocità dell’auto non viene misurata all’istante ma calcolata su una media tenuta dal veicolo rispetto a due punti di autostrada in cui viene effettuata la misurazione. In genere viene messo sotto esame un tratto lungo tra i 10 e 25 km ed è il calcolo avviene tramite il passaggio dell’auto sotto un portale di rilevamento costituito da un fascio magnetico di sensori nell’asfalto che individua la categoria del mezzo e da una telecamera posta in alto vicino ai pannelli luminosi che legge la targa.

 

Tutor autostradali: come funzionano gli occhi della polizia

Queste telecamere sono a volte difficili da individuare perché sono spesso poste adiacenti ai  pannelli luminosi che servono a comunicare informazioni sul traffico, sui tempi di percorrenza o, semplicemente, danno consigli su una corretta guida.

Al momento del passaggio attraverso il secondo portale, il software che ha tenuto traccia dell’auto ne misura la velocità media al secondo rilevamento attraverso un rapido calcolo tra l’ora di passaggio in entrambi portali. Il risultato è dato dalla lunghezza del tratto diviso il tempo impiegato: se il valore è inferiore e rientra nei limiti di velocità, i dati vengono eliminati dal database; se invece è superiore, i dati vengono elaborati dalla polizia stradale per elevare la contestazione al conducente.

Un sistema che funziona e che ha ridotto, secondo Autostrade per l’Italia, di almeno il 70% il numero di morti sulla rete autostradale per incidenti dovuti all’alta velocità. Per sfuggire alle sanzioni c’è poco da fare: o viaggiate rispettando i limiti di velocità oppure tentate la fortuna.

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