Avete fatto acquisti importanti negli ultimi anni, che potrebbero non essere giustificati dalle vostre entrate? Avete per caso speso al di sopra delle vostre possibilità, stando a quanto avete invece dichiarato al Fisco? A quanto pare, al momento potreste non subire conseguenze, perché il famoso Redditometro sembra momentaneamente fermo.

Nonostante la macchina della Finanza lavori di continuo per garantire sicurezza e lotta all’evasione fiscale, il nuovo strumento messo in campo dal Fisco è stato messo in stand-by dall’approvazione del Decreto Dignità, a dicembre 2018.

Questo significa che, anche solo temporaneamente, il raffinato algoritmo che va a confrontare i redditi percepiti con le spese effettuate non è in funzione. Il Redditometro, così chiamato per la sua caratteristica di basarsi sulle dichiarazioni dei redditi dei cittadini, effettua controlli a tappeto analizzando incessantemente dati provenienti da milioni di contribuenti.

Stop al redditometro: cosa succede ora?

Lo strumento adottato dalla Guardia di Finanza per monitorare l’evasione fiscale non è andato in pensione. E’ soltanto momentaneamente bloccato, nella sua azione, da una serie di provvedimenti che ne hanno decretato l’inadeguatezza. In attesa che venga aggiornato con i nuovi parametri, i controlli sui contributi versati negli ultimi anni non saranno serrati quanto prima.

Il range d’azione del redditometro, allo stato attuale, si restringe alle dichiarazioni dei redditi presentate fino al 2016 (quindi riguardanti i redditi accumulati fino al 2015).

Sarà necessario riprogrammarlo, ampliandone il campo di applicabilità, oppure ideare la creazione di un nuovo strumento equiparabile al precedente, affinché si possa proseguire nell’azione volta ad arginare quanto più possibile l’increscioso fenomeno dell’evasione.

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