Facebook finisce di nuovo al centro della bufera, poiché è stato scoperto che la politica alla base di Project Atlas era raccogliere più dati possibili sulla privacy degli utenti. Un nuovo scandalo che ha coinvolto anche Google.
Facebook e Google hanno infatti subito il ban da parte di Apple che ha revocato il certificato aziendale che permette di sviluppare applicazioni per uso interno. Come ammesso dal team di Mark Zuckerberg, Facebook ha raccolto dati di oltre 187.000 utenti, 34.000 dei quali sono minorenni.
Facebook spia tutti: un nuovo scandalo coinvolge tutti gli utenti
Per funzionare, l’applicazione distribuita per iPhone fuori dall’App Store richiedeva i permessi per poter monitorare tutto il traffico effettuato dagli smartphone, contravvenendo dunque alle regole di Apple. Google si è comportata in maniera simile, con diverse app distribuite al di fuori dello store. Ma mentre da Mountain View fanno mea culpa, Facebook si difende sviando l’attenzione sul fatto di non aver mai raccolto dati sensibili legati alla salute e alle transazioni economiche.
Non è bastato lo scandalo di Cambridge Analytica, Facebook ha ammesso di aver analizzato i dati per scopi non consoni al target delle proprie ricerche. In USA la Federal Trade Commission è convinta che la compagnia di Zuckerberg abbia volutamente deciso di ignorare il decreto consensuale siglato proprio con la FTC nel 2012, il quale impegnava Facebook a migliorare le politiche sulla privacy. Mentre una nota rilasciata dal portavoce della compagnia riporta la totale genuinità dell’operato della compagnia:
“Abbiamo pienamente cooperato con le indagini della FTC e fornito decine di migliaia di documenti, email e file. Continuiamo a lavorare con loro e ci auguriamo di arrivare a un’appropriata soluzione. Facebook e i suoi manager, incluso Mark, si battono per rispettare sempre tutte le leggi e in nessun momento Mark o un altro dipendente di Facebook ha violato deliberatamente gli obblighi della società nell’ambito del decreto consensuale.“