IA act

L’accordo raggiunto sull’AI Act rappresenta un passo significativo nella regolamentazione dell’IA nell’Unione Europea, fornendo un quadro normativo per mitigare i rischi associati all’uso della tecnologia.

L’AI Act pone al centro la tutela dei diritti e delle libertà individuali. Le aziende devono dimostrare che i loro sistemi IA non mettano a rischio le persone e non violino la loro integrità. Con esso hanno vietato l’uso di sistemi di riconoscimento biometrico basati su caratteristiche sensibili come orientamento sessuale, idee politiche, etnia, religione. In tal modo, si cerca di prevenire discriminazioni e abusi.

Le regole del nuovo accordo sulle IA

Seguendo il nuovo accordo, i sistemi IA, compresi chatbot come ChatGPT, devono garantire trasparenza nei processi di addestramento. Devono inoltre condividere anche la documentazione tecnica dei materiali utilizzati prima di essere immessi sul mercato.

Altro divieto importante riguarda l’utilizzo dell’IA per il riconoscimento delle emozioni delle persone nei contesti lavorativi e scolastici è vietato, per proteggere la libertà emotiva degli individui. Non è poi consentito utilizzare l’IA per assegnare un punteggio sociale agli individui basandosi su comportamenti o caratteristiche. Con ciò si cerca di evitare un controllo delle libertà individuali simile a quello praticato in alcune regioni, come la Cina.

Le IA non devono mirare a sfruttare le vulnerabilità delle persone, come l’età, la disabilità o la situazione sociale ed economica, ma devono aiutare a spezzare il velo della diversificazione, almeno secondo quanto specificato dall’accordo. I modelli come GPT-4 di OpenAI devono assicurare trasparenza nei processi di addestramento e rendere riconoscibili i contenuti che producono per contrastare truffe e disinformazione. L’ultimo aspetto riguarda le aziende che non rispettano le regole suddette e che, in caso di non conformità, devono pagare multe salate pari al 7% del fatturato globale. L’entrata in vigore dell’AI Act, se non ci saranno intoppi, è prevista nei prossimi due anni e rappresenta un importante passo verso la protezione dei cittadini europei nel contesto dell’Intelligenza Artificiale.

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