batteria commestibile

La prima batteria commestibile al mondo, realizzata dall’Istituto italiano di tecnologia (IIT), è stata inserita nella lista delle 200 migliori invenzioni del 2023 dal Time Magazine. Questa batteria è unica in quanto può essere mangiata e ricaricata. Dopo aver esaminato centinaia di progetti, il Time ha considerato l’originalità, la grande ambizione, l’efficienza e l’impatto di tale invenzione, posizionandola tra le più meritevoli con una menzione speciale.

Meglio un biscotto o una batteria?

In poco tempo, lo studio è sato condiviso in tutto il mondo, divenendo protagonista di 250 articoli e portando gloria agli scienziati italiani. Il primo prototipo di batteria commestibile al mondo è stato creato utilizzando esclusivamente componenti alimentari. Il team di ricerca, guidato dal professor Mario Caironi, direttore del Printed and Molecular Electronics Laboratory presso il Centro IITdia Milano, ha sviluppato l’anodo utilizzando un composto formato da riboflavina, la semplice viamina B2, e un catodo costituito da quercitina, un flavonoide presente in alimenti come i capperi.

Gli elettrodi sono poi stai sigillati all’interno di un container in cera d’api, con due contatti in oro alimentare (spesso usato in pasticceria) all’esterno. Per garantire la conducibilità elettrica, i ricercatori hanno utilizzato carbone attivo. Mentre, per prevenire cortocircuiti, hanno creato un separatore con delle alghe nori, quelle che noi tutti mangiamo con il sushi.

La batteria, che funziona a 0,65 V, non rappresenta una minaccia in caso di ingestione ed è in grado di fornire la quantità di corrente necessaria per dare vita ai dispositivi a bassa potenza. Questa scoperta apre la strada a diverse applicazioni. Ad esempio, nell’ambito clinico, la batteria potrebbe essere utilizzata per sviluppare sensori in grado di monitorare parametri per l’esaminazione della saluta. Potrebbe anche essere utilizzata nella sicurezza alimentare per rilevare la conservazione del cibo.

Altro impiego potrebbe essere quello nei giocattoli, dove solitamente il rischio di ingestione è più alto e le conseguenze sono maggiori. In questo modo, essendo totalmente naturale e commestibile non avverrebbero più casi di avvelenamento.

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