Il caldo asfissiante sta facendo perdere la testa a tutti, portando un’ondata di egoismo generale. A nessuno (o quasi) interessa più quanta corrente si utilizzi o quanti danni si stiano recando all’ambiente, perché utilizzare “l’aria condizionata e sentire meno caldo è cento volte più importante”. Entro il 2050, se continuiamo di questo passo, ci sarà un incremento di circa 4 miliardi di climatizzatori.
Aria condizionata: il futuro preoccupa, i climatizzatori saranno più di 4 miliardi
La situazione è grave, basta confrontare i dati seguenti. Rispetto al periodo che va dal 1971-2000, nelle 24 città italiane monitorate nel 2020 i giorni estivi sono arrivati a 15 (in media 112). In particolare aumento vi sono anche le 56 notti tropicali, quelle durante le quali il termometro non è mai andato sotto i 20 gradi. La cosa più preoccupante è che il 2022 andrà di male in peggio.
Basti pensare che nelle famiglie italiane oltre un quarto, ossia il 28,5%, lo accende tutti i giorni o quasi, in media oltre sei ore al giorno. Per questo è importantissimo limitare al massimo l’uso di condizionatori, almeno che non si voglia andare incontro a blackout su blackout per la forte domanda elettrica.
“Dobbiamo accettare il fatto che un raffreddamento adeguato è un bisogno umano urgente in un clima caldo”, si legge da Scientific American. “Le interruzioni causate dal caldo estremo continueranno a crescere e sarà necessario l’accesso a una tecnologia di raffreddamento equa per garantire la sopravvivenza e la prosperità economica dei miliardi di persone che vivono nelle regioni tropicali”. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, ben più importante: i quattro miliardi di condizionatori che verranno aggiunti allo stock globale entro il 2050, che non devono “far saltare il bilancio del carbonio”.
Oggi il condizionatore medio è del 10% più efficiente rispetto a quelli del 2010. L’Agenzia internazionale dell’energia scrive: “Il nostro scenario di raffreddamento efficiente mostra che politiche efficaci possono raddoppiare l’efficienza media e ridurre la domanda di energia di raffreddamento del 45% rispetto allo scenario di riferimento”. Poi conclude: “Queste nuove tecnologie potrebbero essere un motore di equità, crescita economica e transizione verso l’energia pulita”.