Definibile in gergo tecnico come sensore olfattivo o più semplicemente come naso artificiale, il nuovo sensore biometrico sviluppato dalla Materials Chemistry and Engineering dell’Università di Kyushu in collaborazione con l’Università di Tokyo è destinato a rivoluzionare il mondo dell’autenticazione biometrica grazie alla sua unicità.

L’odore umano è emerso come nuova classe di autenticazione biometrica, si utilizza essenzialmente la tua composizione chimica unica per confermare chi sei” spiega il primo autore dello studio Chaiyanut Jirayupat, si tratta sostanzialmente di un insieme di piccoli sensori composti da 16 canali capaci di analizzare istantaneamente il respiro di una persona, riconoscendone l’identità, peculiare caratteristica è il margine di errore bassissimo, si parla infatti di un 3%, addirittura più basso del sensore in grado di riconoscere la firma del battito cardiaco sviluppato da un team multietnico spagnolo-iraniano.

 

Come funziona il sensore

I sensori presenti riescono a rilevare alcuni specifici composti, i cui dati poi vengono inviati a specifici algoritmi di machine learning che si occupano di processarli per capire la composizione del respiro creando un profilo univoco che corrisponde alla persona scansionata, il respiro è decisamente meglio sfruttabile grazie alla più elevata concentrazione di elementi chimici, parliamo di parti per milione infatti, a differenza delle esalazioni cutanee che arrivano parti per miliardo o migliaia di miliardi.

Si tratta dunque di un’innovazione importante ma che ovviamene dovrà andare incontro a perfezionamento, soprattutto considerato che i tester prima di procedere con l’analisi del respiro hanno dovuto digiunare per sei ore, elemento che in una futura applicazione costituirebbe un’attesa che certamente nessuno vorrebbe dover sopportare.

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