Chernobyl: le conseguenze sui bambini nati dai sopravvissuti alla catastrofeChernobyl torna al centro della scena a pochi giorni dal trentacinquesimo anniversario del disastro nucleare peggiore della storia. Un ritorno che stavolta sembra non presagire ad un lieto fine dopo le ultime scoperte fatte in merito ad una situazione di pericolo costantemente monitorata dagli scienziati. Sembra che la città possa tornare a bruciare generando focolai radioattivi decisamente rischiosi. Ecco come stanno le cose.

 

Chernobyl fa ancora pura: potrebbe arrivare un fiume in piena di radiazioni mortali

Stiamo ancora pagando le conseguenze di quel 26 Aprile 1986 mentre masse di uranio minacciano la stabilità dell’ecosistema in questo già travagliato 2021. I sensori posti attorno alla centrale nucleare monitorano una situazione che non sembra affatto delle migliori. Gli scienziati ucraini cercano di capire se le reazioni nucleari possano placarsi autonomamente o se vi sia necessità di interventi straordinari per evitare un altro incidente catastrofico.

Come narrato dall’autorevole rivista Science si pone un grosso problema a margine delle dichiarazioni fatte dagli esponenti del prestigioso Institute for Safety Problems of Nuclear Power Plants (Ispnpp) a Kiev. Stando a quanto riferito in occasione della Conferenza voluta per l’anniversario del disastro ci sarebbero molte incertezze con Maxim Savelieviu che afferma: “E non possiamo ancora escludere la possibilità di un incidente”. Insomma, una persistente minaccia incombente.

Dal 2016 è attivo il cosiddetto New Safe Confinement (Nsc), un autentico sarcofago di contenimento costruito dalle autorità sovietiche attorno al famigerato Reattore 4. Grazie a questo componente il numero di neutroni è rimasto stabile ma ha ceduto in alcuni punti raddoppiando i rischi di diffusione del materiale nocivo. La sfida si preannuncia complicata ed esiste “Il timore che la reazione di fissione acceleri in modo esponenziale, portando a un rilascio incontrollato di energia nucleare”, così come confermato da Neil Hyatt, chimico dell’Università di Sheffield.

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