nuova-patrimoniale Il difficile momento storico che stiamo vivendo condiziona in maniera marcata il nostro vivere sociale con chiare ed evidenti ripercussioni anche sul piano economico. L’ipotesi di una patrimoniale torna in carreggiata dopo un’iniziale veto disposto dal Governo nelle scorse settimane. Le previsioni del PIL in Italia sono disastrose con diverse famiglie ed imprese ridotte al lastrico causa privazione del lavoro e rimodulazione dell’organico.

L’emergenza sanitaria sta mettendo a dura prova il Paese nonostante le varie misure di sostegno adottate dall’esecutivo e dagli Stati Membri dell’Unione Europea. Si potrebbe rendere necessario ricorrere ad una nuova imposta sulla quale vertono parere discordanti a partire dall’emanazione del Decreto Rilancio. Gli italiani sono intimoriti dalle tasse e questa non fa altro che infondere nuova preoccupazione sui risparmiatori. Ecco a che punto ci troviamo.

 

Imposta Patrimoniale: le novità dopo il blocco iniziale

Per Imposta Patrimoniale si intende il prelievo di denaro sulla ricchezza accumulata da una persona fisica o giuridica. Si parla propriamente di imposta in quanto serve a soddisfare un servizio collettivo nel tempo piuttosto che un servizio ricevuto. Può manifestarsi su azioni, partecipazioni, obbligazioni ma anche beni immobili (vedi nuove procedure di pignoramento immobiliare) come case, terreni e proprietà.

La nuova proposta avanzata ad aprile dal Partito Democratico aveva puntato il dito contro i contribuenti con redditi superiori ad 80000 euro. Secondo una stima sarebbe stato possibile recuperare qualcosa come 1,3 miliardi di euro annui. In una nota firmata dai deputati del Pd Delrio e Milelli si legge:

“La somma versata, rispettando i criteri di progressività sanciti dalla nostra Costituzione, sarà deducibile e partirà da alcune centinaia di euro per le soglie più basse fino ad arrivare ad alcune decine di migliaia di euro per i redditi superiori al milione.

Un grande e solidale paese come l’Italia non può non porsi il tema di come le classi dirigenti e coloro che dispongono di redditi elevati debbano essere chiamati a contribuire a favore di chi non ce la fa”.

 

Cosa possono prendere?

In caso di conto corrente italiano o estero si sono fatte due diverse ipotesi. La prima è relativa al prelievo nella percentuale richiesta dall’esecutivo. La seconda, invece, potrebbe palesarsi come una sorta di “contributo di solidarietà” come inizialmente previsto dal PD. Ciò andrebbe ad intaccare solo il reddito ma non le somme in giacenza. Stessa soluzione per i conti esteri sulla base dei criteri di trasparenza adottati per il regime fiscale.

Per residenza all’estero, invece, la situazione si complica per coloro che hanno un conto deposito in Italia. In tal caso i cittadini non saranno soggetti al prelievo forzato in quanto la competenza è limitata allo Stato Italiano. L’onere di accertarsi della reale residenza sarà affidata all’Agenzia delle Entrate.

 

Possiamo evitarla?

In caso le ipotesi trovassero conferma si vorrebbe poter avere un modo per evitare la patrimoniale. L’unica soluzione – ampiamente nota al pubblico – resta quella del canale estero per il trasferimento dei fondi. Tra i Paesi con il regime fiscale più accessibile troviamo Bulgaria, Cipro, Malta o le Canarie. Niente da fare per la Svizzera, reduce dalla firma degli accordi di trasparenza bilaterali in materia fiscale.

Cassette di sicurezza e polizze vita NON saranno assoggettati al potenziale nuovo regime economico.

FONTEildigitale
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