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Il governo italiano sembra fare sul serio sull’argomento Canone Rai al punto di pensare alla sua abolizione. E per fugare ogni dubbio, la misura d’intervento è contenuta in un disegno di legge proposto dal M5S, la quale presuppone una manovra che surroghi a circa 2 miliardi di euro di gettito fiscale.

La tassa è forse la più odiata dagli Italiani insieme al bollo auto, ma potrebbe essere la volta buona che sia abolita consentendo un risparmio minimo di 90 euro all’anno sulla bolletta energetica.

Queste le parole del vicepremier Luigi Di Maio:” è il momento di aprire una grande riflessione sul servizio pubblico radiotelevisivo. Occorre iniziare a mettere mano a un’azienda che negli anni è stata usata solo come un poltronificio, sacrificando la qualità di moltissimi professionisti, mentre ancora oggi c’è chi si mette in tasca stipendi da milioni di euro“.

 

Canone Rai: il governo pensa all’abolizione insieme al Bollo Auto

La proposta di abolizione del canone RAI a firma di Maria Laura Paxia (alla Camera) e di Gianluigi Paragone (al Senato) in sostanza poggia sull’assunto che i circa 2 miliardi di euro all’anno di gettito fiscale siano recuperabili dalle inserzioni pubblicitarie delle concessionarie come la SIPRA. Secondo i firmatari, “basta modificare la legge che disciplina il tetto della pubblicità sui canali RAI per raccogliere maggiore pubblicità e quindi coprire i tagli derivanti dall’abolizione del canone Rai“.

Quindi l’idea del M5S sarebbe di incrementare gli introiti pubblicitari concedendo maggior spazio agli spot sulle reti di stato, ma presuppone anche il taglio in Rai di stipendi di manager, presentatori e personaggi dello spettacolo. Un qualcosa di più difficoltoso per l’establishment, ma secondo M5S diventerebbe un emittente più competitiva sul mercato europeo.

Anche in altri Paesi europei il canone della Tv pubblica è a costo zero: Belgio, Olanda, Bulgaria, Cipro, Ungheria per citarne alcuni. Al contrario, nei paesi dove è fermamente previsto un canone statale, vedi Germania, Francia e Regno Unito, l’incidenza della pubblicità sulle trasmissioni dei canali televisivi pubblici è molto più bassa che in Italia.

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