FaceAppFaceApp è la moda del momento. Milioni di persone la usano per colmare la propria curiosità in merito al processo di invecchiamento. Una soluzione che risponde efficacemente alla domanda «Come sarò in futuro?». Difficile che sia uno specchio a dare la risposta ma con la nuova app tutto ciò è possibile, peraltro con un risultato ben approssimato. Già disponibile per Android ed iOS tramite i rispettivi link agli store.

Nonostante la sua versatilità degna del miglior reparto di analisi biometrica forense, solleva parecchi dubbi circa il rispetto della policy GDPR. Si entra nell’emisfero della privacy, potenzialmente sottomessa ad un fenomeno virale che raccoglie dati sul nostro volto. Si potrebbe rischiare parecchio. Ci si mette la faccia, nel vero senso della parola. Ne parla Repubblica e tutti i protagonisti più autorevoli del tema riservatezza. Scopriamo di più sull’origine e le finalità di utilizzo.

 

FaceApp: ecco come sarai tra 30 anni

Grazie alle nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale è possibile scoprire come invecchieremo. Ci hanno pensato gli sviluppatori di FaceApp Inc che, con all’attivo oltre un miliardo di utenti, hanno trovato il modo di anticipare l’inevitabile. Ci si proietta nel futuro attraverso un sistema governato da un algoritmo di calcolo gestito dalla società russa Wireless Lab OOO fondata da Yaroslav Goncharov.

La piattaforma non è proprio il massimo della trasparenza. Le informazioni ed i dati raccolti da migliaia di utenti potrebbero essere inoltrati esternamente ai server che al momento le conservano. Fini commerciali ed altri scopi sono in lizza per il riutilizzo delle nostre immagini. La policy per il Trattamento dei dati Personali è aggiornata al 2017. Non è chiaramente in linea con tempie e metodi di esercizio del GDPR. In merito si legge:

“Tutti i dati potranno essere archiviati e lavorati negli Stati Uniti (sede centrale) o in qualsiasi altro paese in cui FaceApp, i suoi affiliati o i fornitori del servizio possiedono le infrastrutture”

Pertanto, nulla vieta il riutilizzo delle informazioni archiviate. In Italia le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. Agiscono tramite un esposto formale per violazione dei diritti. A tal proposito si richiede un’indagine approfondita sull’utilizzo e le finalità dei dati. Gli esponenti del Codacons spiegano:

“Questo apparentemente innocuo tormentone estivo rischia di nascondere un traffico, potenzialmente pericoloso, di dati sensibili. Il documento relativo al trattamento dei dati faccia sorgere seri dubbi sull’utilizzo e sul rispetto della riservatezza degli utenti”.

Altroconsumo ammonisce la scarsa trasparenza dei termini di utilizzo ed è pronto a diffidare lo sviluppatore al Garante per la Privacy per il semplice fatto che l’app sia in grado di leggere i contenuti multimediali Whatsapp. Ammonimento anche per la lettura dei dati GPS che le società di terze parti potrebbero riutilizzare a piacimento per il loro scopi. Tra l’altro – proseguendo nella lettura della policy interna di FaceApp – si legge che:

“Questi affiliati rispetteranno le scelte che fai su chi può vedere le tue foto”.

Informazione che, fatti alla mano, non compare in fase di installazione ed utilizzo. Torneremo sicuramente in argomento. Seguici per scoprire ulteriori sviluppi.

FONTEaltroconsumo
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