wind tre rimborsiNel 2017 Wind e Tre, così come del resto gli altri operatori telefonici, avevano comunicato ai propri clienti un cambiamento della fatturazione degli abbonamenti mobile che passavano da 30 a 28 giorni.

In questo modo, però, le compagnie telefoniche si garantivano maggiori guadagni a scapito della loro clientela, facendo pagare all’utenza non più dodici bensì tredici mensilità. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) non ha gradito tale comportamento, ritenendolo alquanto scorretto nei confronti dei consumatori, e coerentemente al proprio ruolo, con la legge n.172 del 4 dicembre 2017 aveva imposto ai suddetti operatori l’attivazione di una rimodulazione tariffaria tramite la quale sarebbe stato possibile rimborsare coloro che sono stati affetti da tale cambiamento.

In un primo momento, in particolare nel mese di marzo 2018, le compagnie telefoniche tra cui Wind e Tre avevano contattato i propri consumatori informandoli che a partire dal rinnovo seguente, ovverosia quello di aprile 2018 ci sarebbe stata una nuova fatturazione che prevedeva il ritorno al pagamento ogni 30 giorni, come in precedenza, ma con una tariffa mensile aumentata dell’8,6%. In realtà, tale soluzione non ha portato a un reale cambiamento in quanto il costo totale annuale permetteva loro di recuperare gli introiti persi in seguito all’abbandono della tredicesima mensilità.

Cliente 3 e Wind fortunati: arrivano i rimborsi sul credito residuo

Poiché irrispettosa nei confronti dei clienti, l’Agcom si è mostrata reticente a tal riguardo considerando tale proposta come un modo per poter meramente aggirare il provvedimento imposto nei loro confronti. Trattandosi infatti di un incremento universale, ovvero uguale per tutti gli operatori, l’Agcom sostiene che i gestori avrebbero concordato una cifra comune cimentandosi in pratiche commerciali scorrette, che svantaggiavano unicamente gli utenti.

Difatti, se da un lato le nuove fatturazioni hanno ridotto nuovamente le mensilità, dall’altro lato i rincari non hanno portato a una variazione dei costi su base annua. Come diretta conseguenza, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha intimato agli operatori telefonici di rivisitare il proprio listino prezzi autonomamente, ma al contempo nel pieno rispetto dei diritti di tutti i consumatori.

In seguito a questa ulteriore diffida da parte dell’Agcom, gli operatori telefonici hanno messo in atto una rimodulazione, seppur minima, dei piani tariffari portando l’incremento iniziale delle offerte dall’8,6% all’8,3%, onde evitare di incorrere in ulteriori sanzioni da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Possibilità, quest’ultima, che non si può escludere facilmente se si considera che la riduzione dell’aumento tariffario iniziale è comunque solo dello 0,3%.

In effetti, se ad esempio in un primo momento l’offerta mensile aveva un costo pari a 10 euro, con il primo incremento dell’8,6% il prezzo saliva a 10,86 euro, mentre con i nuovi piani tariffari si possono risparmiare 3 centesimi, arrivando a pagare mensilmente 10,83 euro.

Dunque, rispetto all’iniziale aumento delle tariffe è possibile giungere a un risparmio totale di 36 centesimi su base annuale. Wind e Tre hanno comunicato ai propri clienti che ad aprile inizieranno ad attuare i primi rimborsi, nello specifico Wind ha dichiarato che entro il 2 maggio effettuerà i rimborsi per coloro che hanno rinnovato le proprie offerte tra il 3 e il 15 aprile; mentre Tre attiverà i rimborsi per i rinnovi effettuati tra il 24 marzo e il 15 aprile.

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