Prima di acquistare l’olio extravergine d’oliva, fate attenzione ai marchi. Alcuni possono contenere oli minerali e sostanze tossiche nonostante non vi sia riportato. Ecco l’elenco delle possibili minacce negli attuali alimenti pericolosi.
Alimenti pericolosi: olio a rischio, sì o no?
Iniziamo dicendo e riportando dalla rivista tedesca che: “Gli idrocarburi degli oli minerali sono un gruppo molto ampio di sostanze. Di particolare interesse sono gli idrocarburi aromatici degli oli minerali (MOAH), alcuni dei quali sono cancerogeni. Quasi ogni olio ne è contaminato a vari livelli. I MOSH si accumulano nel corpo: cosa significhi per la salute umana non è ancora del tutto chiaro”.
“Una via di ingresso sono gli oli lubrificanti, con cui le olive entrano in contatto durante la raccolta, ad esempio tramite raccoglitori che scuotono le olive dall’albero o tramite motoseghe che gli agricoltori usano per tagliare gli alberi durante la raccolta”. Ma non va sottovalutata la pericolosità di macchine e nastri trasportatori, i quali possono appunto contaminare con tracce di plastificanti e pesticidi come per esempio la deltametrina, che rientra nella categoria degli erbicidi e degli acaricidi.
Nella lista degli olii italiani rientrano:
- De Cecco, penalizzato per i componenti dell’olio minerale “notevolmente aumentati”, per le tracce di idrocarburi policiclici aromatici e di un pesticida.
- Filippo Berio, è il peggiore per presenza di oli minerali “notevolmente aumentati”, con il carico più alto nel test sia di Mosh che di Moah. Presenta anche tracce di 2 pesticidi, compresa la deltametrina.
- Dennree e il Casolare bio natives, di marchio Farchioni, presentano componenti di idrocarburi “notevolmente aumentati”. Il secondo riporta anche tracce di plastificanti.
- Primadonna, venduto da Lidl, contiene oli minerali.
- Terra di Bari Castel del Monte.
Il rappresentante di Filippo Berio però non ha fatto finta di nulla, ed a così reagito alle accuse: “Il nostro olio è un prodotto sicuro e che rispetta pienamente le norme e le regolamentazioni dell’Ue. Attualmente non esiste una normativa comunitaria che disciplini i limiti di Mosh/Moah negli oli e nei grassi vegetali e il metodo analitico comunemente usato per quantificare le contaminazioni inferiori a 10 mg/kg è altamente inaffidabile. Tale test (basato sulla tecnica LC-GC/FID) non è selettivo e quindi non può distinguere tra Moah “cattivo” e quelli innocui (la cui origine non è ancora stata ben identificata, non è da escludere che possano essere naturalmente presenti in molte cultivar di olio d’oliva)”.