L’infezione da Covid ha cambiato forma, e dalla sua configurazione iniziale si presenta ora con sintomi più gravi e preoccupanti. Anche la letalità della variante inglese è nettamente superiore.
Lo rivela uno studio pubblicato qualche settimana sulla rivista peer-reviewed The BMJ. L’analisi è stata condotta sui dati ottenuti da oltre 100mila pazienti, e ha mostrato un incremento della mortalità compreso tra il 32% e il 104%, con una media che si attesta attorno al 64%. Chi si ammala della variante inglese ha insomma più probabilità di avere esiti infausti.
In aggiunta, anche i sintomi più preoccupanti si presentano con maggiore incidenza e gravità, come ha rivelato un ulteriore studio condotto su un campione di 3.500 individui infetti. Ai segnali più noti si affiancano nuovi sintomi che è bene saper riconoscere.
Covid-19, la variante inglese ha nuovi sintomi preoccupanti: come riconoscerla
La variante B.1.1.7, come è stata ribattezzata la UK variant, sembra presentarsi con una maggiore incidenza dei sintomi più “tipici”. Nello specifico, i sintomi più ricorrenti riguardano
– tosse (comparsa nel 35% dei pazienti con la variante, mentre per il ceppo iniziale si parlava del 28%)
– affaticamento, riferito dal
32% dei pazienti, mentre solo il 29% di chi ha contratto il wild type riferiva questo sintomo;
– dolori muscolari e articolari riportati dal 25% dei pazienti, a fronte del precedente 21%;
– mal di gola, sintomo riferito dal 21,8% dei pazienti, contro il19% nel wild type.
A questi sintomi già precedentemente riscontati, però, se ne sono addizionati di nuovi piuttosto “atipici” rispetto all’infezione di partenza. In particolare, si sono presentati con maggior incidenza debolezza e spossatezza (sintomi riscontrati nella maggior parte dei pazienti positivi alla mutazione), nonché anche problemi di natura neurologica come vertigini e malessere generalizzato, talvolta associati anche a nausea.