Mentre entrano in vigore norme più stringenti per le criptovalute in Corea del Sud e le autorità americane alzano il tiro sulle piattaforme di scambio del Bitcoin e le sue sorelle, si sta aprendo di fatto una mini crisi del “denaro liquido” sul mercato azionario, frutto forse di una crescente apprensione per una valuta ancora senza regole precise e, sopratutto, dal prezzo in corsa sfrenata da mesi.
La conseguenza di un divieto pubblicitario per ragioni di protezione verso annunci ingannevoli su Facebook, ha portato al crollo del prezzo del Bitcoin il martedì sera stesso in chiusura degli scambi (qualcosa di programmato?), quando la diffida del popolare social network sembra sfuggire al suo stesso fondatore Zuckerberg, il quale non molto tempo fa sul Daily Telegraph si era esposto pubblicamente a favore delle criptovalute promuovendole a strumento di neo democrazia nelle mani del popolo.
Facebook, niente pubblicità sui Bitcoin
Nel frattempo, dall’altra parte dell’oceano atlantico la “Commissione per lo scambio di merci” USA ha citato in giudizio il popolare sito di scambio di criptovalute Bitfinex, oltre a Tether, ovvero una valuta virtuale accusata di essere connessa direttamente al dollaro e che spesso si usa per comprare Bitcoin.
Il contrattacco alla crescita esponenziale del Bitcoin da parte delle istituzioni storiche, delle banche che battono moneta e dei mercati azionari sta diventando preponderante, con la scusa di voler vedere chiaro sulle regole che normalizzano lo scambio di criptovalute, o per voler proteggere gli investitori da bolle finanziarie o dai criminali. La realtà dei fatti è, con le dovute eccezioni, che la libertà della rete Internet è da sempre sotto attacco delle istituzioni, Bitcoin compreso come prodotto del web.
Il dibattito continuerà ancora, e noi di Tecnoandroid saremo sempre pronti a rendervi partecipi.