Un traguardo importante quello raggiunto dalla celebre applicazione svedese, indice che lo sviluppo continua e non accenna a fermarsi. La crescita è stata enorme: si registrano 10 milioni di nuovi abbonati solo dalla scorsa estate; probabilmente merito dell’offerta lanciata durante le ultime feste, che proponeva 3 mesi di prova a € 0,99. Cifre del genere sono solo lontanamente immaginabili anche dai concorrenti più prossimi; Apple Music, il principale rivale, infatti è a soli 30 milioni.
Va specificato che 70 milioni è il numero degli abbonati a pagamento, contro i 140 milioni di utenti totali a cui l’app offre il servizio. Ciononostante, stiamo comunque parlando di cifre importanti, molto positive per lo staff dell’applicazione, che già da tempo ha manifestato la volontà di quotarsi in borsa.
E l’aumento delle sottoscrizioni di abbonamenti non può fare altro che accelerare questo processo. D’altra parte, chi non conosce Spotify? Durante i suoi 10 anni di esistenza, si sono fatti conoscere a livello mondiale, grazie alla qualità del servizio offerto e dalla possibilità di accedere da più piattaforme. E’ infatti possibile ascoltare musica da computer, cellulare e tablet, senza che ciò influenzi minimamente il funzionamento dell’app. E il servizio è dei migliori: l’applicazione offre le possibilità di ascoltare le canzoni più recenti, dai brani in testa alle classifiche ai meno conosciuti, dai brani originali a innumerevoli cover di autori diversi.
Spotify, 70 milioni di abbonati per l’app
Ma non è tutto: non manca nemmeno la musica classica, con una ricca offerta di incisioni realizzate dalle migliori orchestre e solisti al mondo. Si può ormai dire che Spotify rappresenta forse il player musicale con la maggiore offerta, con il maggior numero di cd, cofanetti, edizioni, il tutto online e fruibile comodamente in qualsiasi momento, connessione internet permettendo ovviamente. Le ultime news non fanno altro che confermare questa tesi: gli ultimi accordi che la società ha stretto, infatti, sono con Sony, Universal e Warner, tre tra gli enti più importanti per la distribuzione della musica. Le problematiche ovviamente non mancano: è recente la notizia di una causa da 1,6 miliardi di dollari (più o meno 1,36 miliardi di euro) intentata dalla Wixen Music Publishing, che accusa Spotify di non possedere le corrette licenze per la riproduzione di alcune decine di migliaia di brani.
Si tratta di un numero consistente, pari circa al 21% della totalità dei brani posseduti dall’azienda di Stoccolma, e che include pezzi di importanti autori, tra i quali ricordiamo Tom Petty, Neil Young, Stevie Nicks e i The Doors. Sono tutti nomi conosciuti, capisaldi della produzione musicale più recente, e lo svolgersi di questa causa, depositata il 29 dicembre in California, si preannuncia accattivante. Ma ritornando al successo più recente, è evidente che questa notizia non ha causato nessun danno a Spotify. I dati parlano chiaro: sempre più utenti, sia a titolo gratuito che tramite un piano a pagamento, con una rapidità di crescita che lascia sbalordito chiunque e che non lascia terreno facile alle maggiori aziende concorrenti, e una qualità del servizio sempre migliore, che fornisce agli utenti un’enorme possibilità di scelta.