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Incredibile ma vero, ma una ricerca effettuata da Kaspersky Lab, il popolare brand di antivirus, ha svelato che molti utenti baratterebbero la loro identità digitale e la loro privacy per un prezzo convenuto. Una schiacciante dimostrazione di quanto gli utenti di TIM, Vodafone, Wind Tre non sanno cosa rischiano ad usare internet in maniera disinvolta e senza coscienza dei pericoli nella rete.

Non sono bastate grida e proteste indignate di chi ha visto vendere la propria identità digitale al miglior offerente. Non sono bastati scandali come Cambridge Analytica a far capire che la nostra privacy ha un valore, ma non è negoziabile. Abbiamo fatto tanto per guadagnare il rispetto dei maggiori colossi del web nel trattare con assoluta cura i nostri dati sensibili, e poi scopriamo che il 40% degli internauti è disposto a vendere i propri dati privati in cambio di denaro.

Ma quello che state leggendo increduli assume contorni grotteschi quando scopriamo che lo studio di Kaspersky rincara la dose con quel 29% di clienti TIM, Vodafone e Wind Tre che rinuncerebbe alla propria privacy anche solo per ottenere qualcosa a titolo gratuito. Un uso disinvolto della rete e della propria identità digitale che spesso porta a conseguenze nella vita reale.

 

Il 40% dei clienti TIM, Vodafone, Wind Tre venderebbe la propria identità

Non è una novità che ormai recruiter e datori di lavoro controllato costantemente il profilo web dei potenziali dipendenti o di quelli già assunti. Alcuni direttori del personale hanno persino licenziato un dipendente a causa della sua reputazione discutibile riguardo i contenuti che pubblica sul web.

Inoltre, non c’è una coscienza condivisa nella necessità di proteggere la propria privacy dagli attacchi provenienti dal web. Infatti solo il 64% degli utenti italiani dichiara di proteggere con password account e device e solo il 35% le cambia periodicamente utilizzando cifrature complesse e non il semplice 123456.

Sembra quasi di assistere a due facce della stessa medaglia, laddove alla strenua battaglia per la difesa della privacy online si contrappone la superficialità di alcuni utenti beoti. Ovvero quelli che credono che a loro non capita nulla di male sul web e che, semmai dovesse accadere, il tutto non ha conseguenze nel mondo reale.

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