L’illusione della privacy digitale è crollata. Sulle piattaforme Meta, domande intime, sfoghi personali, persino dati sensibili, sono finiti sotto gli occhi di tutti. Sul feed Discover dell’assistente AI, messaggi come “come evadere il fisco” o “ho un’eruzione cutanea tra le cosce” sono diventati pubblici. Alcuni contenuti sono stati collegati direttamente ai profili Instagram degli utenti, con nome, foto e tutti i dettagli visibili. L’azienda ha affermato che le chat sono private per impostazione predefinita, ma nessuna spiegazione chiara è stata data su come impedire la pubblicazione. Un messaggio iniziale avvisa ora di non condividere dati personali, ma è troppo poco. ed è un consiglio troppo vago. Chi legge davvero un avviso quando chiede aiuto per un problema intimo? La linea tra privato e pubblico si è assottigliata senza che molti se ne accorgessero. Esperti di sicurezza denunciano una comunicazione confusa e un’interfaccia poco trasparente.
Domande intime, rischi reali: la privacy su Meta messa a rischio
Sono emersi casi su Meta AI di conversazioni riguardanti identità di genere, fantasie sessuali, indirizzi di casa, addirittura dettagli su processi penali. Rachel Tobac, CEO di Social Proof Security, ha definito la situazione “un incubo per la privacy”. Gli utenti hanno condiviso materiale sensibile convinti di restare anonimi. Invece, tutto è stato esposto. Quanto è davvero sicuro parlare con un’intelligenza artificiale? Calli Schroeder dell’Electronic Privacy Information Center ha riportato contenuti scioccanti, frutto della convinzione errata che i chatbot siano un diario segreto. E se un datore di lavoro vedesse certe domande? E se un conoscente trovasse un commento sulla salute mentale? Il danno non è solo teorico, è già successo.
Nel frattempo, mentre l’AI Meta raggiunge un miliardo di utenti, Mark Zuckerberg cerca nuovi ingegneri per una super-intelligenza, convocando candidati nelle sue ville private. Si moltiplicano investimenti, annunci, strumenti, ma ancora nessuna trasparenza sui dati raccolti. L’entusiasmo tecnologico rischia di travolgere la protezione dell’identità. Gli utenti interagiscono con Meta AI pensando di essere in uno spazio riservato. È una fiducia tradita? Le informazioni condivise finiscono davvero nel dimenticatoio o vengono archiviate, analizzate, usate? Per ora sappiamo solo che non restano solo tra utente e macchina. Chi crede di parlare solo con un assistente digitale, potrebbe finire in pasto al mondo.