Airbag killer Takata: nuova mazzata per Stellantis in tribunale

La Corte d’Appello conferma la condanna a PSA Italia sulla campagna di richiamo Citroen C3 e DS3 con dispositivi esplosivi e pericolosi

Airbag killer Takata: nuova mazzata per Stellantis in tribunale

PSA Italia dovrà rispettare ogni ordine imposto dal Tribunale di Torino per i 190 mila veicoli a rischio. La Corte d’Appello ha infatti respinto il ricorso, sancendo che il tempo delle giustificazioni è finito. Non è bastato sottolineare che la società non sia il produttore diretto. Non è servito ribadire di essere solo distributore. La legge parla chiaro. Se si ha un mandato, si ha anche la responsabilità diretta. A nulla è valsa la difesa che insisteva sull’adeguatezza degli interventi. Era dal 2020 che il difetto degli airbag Takata era noto, eppure, nel 2025, il richiamo, ben 5 anni dopo, non risulta ancora completato. Chi guida, spesso ignaro, lo fa con una bomba al posto del cuscino di sicurezza. Quante famiglie hanno rischiato senza saperlo? Quanti incidenti sono stati sfiorati?

Le associazioni dei consumatori contro PSA e gli airbag difettosi

Codacons, Adusbef e Associazione utenti dei servizi radiotelevisivi hanno condotto una battaglia lunga e dura contro gli interventi per gli airbag Takata. Lamentavano mancanza di trasparenza, carenza nei servizi, informazioni assenti riguardo una cosa tanto importante. Il Tribunale, già nell’ottobre 2024, aveva ordinato misure immediate. Non solo sostituzioni rapide, ma anche comunicazioni capillari e auto sostitutive garantite. Eppure, oltre 1.700 richieste di veicoli di cortesia sono rimaste inascoltate. Un dato inquietante, perché i richiedenti erano solo il 12,5% degli aventi diritto. Il rimedio agli airbag è stata una campagna “stop-drive” dove chi aveva diritto al minimo supporto spesso però restava a piedi. Inaccettabile, specie quando si parla di sicurezza.

In una nota, PSA Italia ha fatto sapere di prendere atto del rigetto, pur definendo non condivisibile la decisione della Corte. Ha tuttavia dichiarato di aver già avviato gli interventi richiesti, impegnandosi a concludere rapidamente la campagna di richiamo per tutte le auto aventi gli airbag non funzionanti. Restano 127.036 veicoli ancora da sistemare, famiglie che devono interrompere l’uso dell’auto e Restano utenti da informare e clienti da tutelare. È davvero accettabile un ritardo di cinque anni quando si parla di vita o morte? La Corte ha deciso ed il tempo delle scuse e delle azioni vuote è cessato.

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