Apple ha deciso di alzare il tiro, non poteva più restare indietro. Il divario con OpenAI e Google si faceva sentire. Ora ha un piano, un sistema capace di apprendere dai dispositivi degli utenti, senza violare la privacy. È davvero possibile? L’azienda assicura di sì. Finora, i modelli linguistici di Apple si basavano su dati sintetici. Utili, certo, ma poco rappresentativi del linguaggio reale. Questo limite ha ostacolato funzioni cruciali come la sintesi dei testi o la comprensione delle mail. I risultati? Non all’altezza delle aspettative. La svolta è un sistema che analizza, in locale, un piccolo campione di email. L’obiettivo è confrontarle con i dati sintetici. Nessun contenuto lascia l’iPhone, l’iPad o il Mac, eppure la qualità delle risposte migliora.
AI che evolve nel rispetto dell’utente Apple
Apple promette che nessun dato personale verrà raccolto. Il processo resta confinato al dispositivo. La differenza è enorme. A cambiare non è solo la tecnologia, ma anche la filosofia. Le nuove funzioni, dai riassunti delle notifiche alla scrittura assistita, si appoggiano su questa analisi locale. Un altro esempio è Genmoji, la funzione per creare emoji personalizzate. Anche qui, Apple osserva le tendenze, mai i singoli. Tecniche come la differential privacy garantiscono che richieste isolate non vengano mai tracciate. Come potrebbe un utente sentirsi osservato, se nulla di personale viene conservato? Le funzioni evolvono solo se l’utente lo desidera. È necessaria però un’attivazione esplicita. La sezione “Privacy e sicurezza” delle impostazioni offre il controllo completo. Nessuna sorveglianza, solo aggregazione intelligente.
Il cambiamento arriva in un momento complesso. La divisione AI di Apple ha vissuto mesi turbolenti, tra riorganizzazioni, ritardi, tensioni interne. A marzo, Siri poi ha cambiato guida e John Giannandrea ha lasciato il posto a Mike Rockwell e Craig Federighi. Una scossa necessaria. L’azienda prepara nuovi annunci per giugno. L’attesa è alta, ma per un vero salto di qualità dell’assistente vocale si dovrà attendere il 2026. Troppo lontano? Forse. Eppure, la direzione è chiara. Apple sceglie di costruire un’intelligenza diversa, più discreta ed anche più etica. Riuscirà a dimostrare che AI e privacy non sono incompatibili? La sfida è appena iniziata.