Alieni, secondo la scienza gli extraterrestri si servono dei buchi neri

La ricerca di vita extraterrestre è stata uno dei principali obiettivi della scienza per decenni. Ci sono state molte teorie riguardo alle possibili forme di vita nell’universo, ma gli scienziati stanno ancora cercando prove concrete. Un recente studio ha proposto che le civiltà extraterrestri avanzate potrebbero utilizzare i buchi neri come computer quantistici. Questa teoria è attualmente in fase di revisione per la pubblicazione sull’International Journal of Astrobiology.

Alieni: finalmente è giunto il momento della verità (forse)

La ricerca di vita aliena è stata tradizionalmente condotta attraverso la ricerca di firme tecnologiche radio, ma gli autori dello studio suggeriscono che ci sono altre tecniche che potrebbero essere utilizzate dalle civiltà avanzate, come l’energia diretta, le emissioni di neutrini, le comunicazioni quantistiche e le onde gravitazionali. La ricerca di queste firme tecnologiche potrebbe essere effettuata tramite la ricerca di una variabilità spettrale anomala.

Come dicevamo, la teoria principale proposta dallo studio è che le civiltà extraterrestri avanzate potrebbero utilizzare i buchi neri come computer quantistici. Roger Penrose, vincitore del premio Nobel, ha proposto che l’energia illimitata potrebbe essere estratta da un buco nero attingendo all’ergosfera. Gia Dvali e Zaza Osmanov hanno utilizzato i principi della meccanica quantistica per spiegare che i buchi neri sarebbero i condensatori più efficienti. Inoltre, la teoria della relatività generale di Albert Einstein suggerisce che un buco nero possa funzionare come un potente amplificatore di segnali.

Per sostenere questa teoria, gli scienziati hanno fatto riferimento a un evento accaduto nel 2018, quando i ricercatori del Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics hanno osservato un lampo di energia proveniente dal buco nero al centro della nostra galassia. Secondo Gia Dvali, questo lampo potrebbe essere stato causato da una civiltà extraterrestre che ha appunto utilizzato il buco nero come amplificatore per inviare un segnale.

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